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Lara Croft: Tomb Raider (2001)

Lara Croft: Tomb Raider

Tomb Raider è un gran bel pezzo di popcorn movie.

Parliamo un attimo del 2001, anno di uscita di Lara Croft: Tomb Raider.

Il millennio era iniziato più o meno come il decennio del 2020: una merda. Ma quando il mondo va male, il cinema gode. Certo, in questo articolo non stiamo parlando esattamente di un filmone. Però ci sono diverse ragioni per cui il primo film tratto dal videogioco di Tomb Raider va ricordato.

Uno: è il primo film di successo tratto da un videogioco, e più avanti vedremo anche perché.

Gli adattamenti dalla console al grande schermo, fino ad allora, avevano prodotto soltanto ciofeche, ad eccezione del film dei Pokemon e Mortal Kombat (diretto da Paul W.S. Anderson, colui il quale i veri cinefili amano chiamare “il migliore degli Anderson” in spregio ai mattoni di Paul Thomas e all’insostenibile leggerezza di Wes).

Due: nel 2001 il cinema non aveva una regina dell’action dai tempi di Alien e Terminator.

Ripley e Sarah Connor sono di altra pasta, su questo non c’è dubbio. Ma Angelina Jolie negli short di Lara si muove da dea, senza vergogna dona carattere (non profondità, intendiamoci) a un’eroina poligonale.

Perché Lara Croft: Tomb Raider è un gran bel pezzo di popcorn movie

Adattare un videogame è sempre stata una cosa difficilissima per Hollywood e il nuovo film di Tomb Raider con la vincitrice dell’Oscar Alicia Vikander lo dimostra. C’è sempre qualcosa di importante che i filmmaker si perdono fra le righe della sceneggiatura. Ed è il divertimento. Un elemento che il regista Simon West, che qualche anno prima aveva diretto Con Air, ha sempre tenuto in grande considerazione.

La sceneggiatura di Lara Croft: Tomb Raider è stata riscritta così tante volte che alla fine ne è risultato un pasticcio. In compenso la Paramount ha messo tanti soldi (in realtà non proprio di tasca sua), effetti speciali, robottoni e un artefatto che controlla il tempo. Jolie ha fatto il resto, portando in dote sangue, muscoli e sudore. E tanti ammiccamenti oltre la quarta parete, come a dire a tutti noi (ex?) adolescenti brufolosi: “Ciao dolcezza, non ci conosciamo già?“.

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Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

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