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Django Unchained (2012)

Django Unchained

“Il western è morto”. Qualcuno vuole dire un’altra cazzata?

  • No ti prego, i cavalli no.
  • Ma che ci sta John Wayne?
  • Non dirmi che è in bianco e nero.
  • Senza colori mi fanno male gli occhi.
  • Si potrebbe vedere una roba con gli aerei?
  • Magari con i razzi?

Quanti pregiudizi sul western. La verità è che siete dei razzisti! Non ne avete mai visto uno e giudicate. Lo escludete, disprezzate, senza dargli una chance. Avete paura del diverso, miei sporchi intolleranti cine-nazi-razzi-schiavisti. Ma buon per voi, è tempo di aprirvi, e per vostra fortuna, immensa fortuna, ci sono io ad educarvi. O meglio: ci pensa Django Unchained.

Django sa come si educa uno schiavista. Revolverate e dinamite. Va bene è severo, siamo d’accordo, ma voi non sapete quante ne ha passate. Schiavo, viene liberato da un dentista-pistolero-cacciatore di taglie-tedesco, cerca disperatamente la moglie strappatagli durante un tentativo di fuga, se ne sbatte di quanti morti occorrano per raggiungere l’obbiettivo. Anzi ammucchiare cataste di schiavisti morti è soltanto un piacere e pare che il ragazzo abbia talento nel farle. Una storia d’amicizia straordinaria, una storia d’amore favolistica (una rarità nel genere), la violenza e la vendetta, due temi cari al buon vecchio Quentin (Kill Bill, Bastardi senza gloria), legati dai soliti dialoghi brillanti, rendono il tutto irresistibile.

Django Unchained: western unico, che si ispira e ispira

Ammettendo davvero la vostra avversione per il western, cominciare con Sergio Leone o Sam Peckinpah sarebbe controproducente, invece iniziare con qualcosa di più moderno potrebbe essere produttivo per avvicinarvi al genere. Perché Django Unchained è atipico, rimaneggiando il Django di Sergio Corbucci del 1966 crea qualcosa di nuovo, un western unico nel suo genere e non il solito remake precotto. Perché per fare un western ai giorni nostri deve essere qualcosa che non hai mai visto, nuovo, al passo con i tempi ma senza snaturarlo e diamine se ci sono riusciti. Anche grazie ad un cast eccezionale e personaggi riusciti alla perfezione come Christoph Waltz, trasformato da nazista (Bastardi senza gloria) a tedesco illuminato (a mio parere personaggio incredibile). Ora spero di avervi convinto, altrimenti state tranquilli: ci penseranno le revolverate e la dinamite.

Pillola finale: la canzone Django è cantata da Rocky Roberts. Forse non vi dice niente, ma se vi dicessi “Staaaaaasera mi butto”?

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