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Vivarium (2019)

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Ogni scarrafone è bello a mamma sua…fino a un certo punto.

Che genere di bambini siete stati? Che belli! Dolci ed educati, avete incantato il mondo con i vostri sorrisi e le vostre battute. Bene, bambini da pubblicità, non voglio parlare con voi e nemmeno con una via di mezzo. Mi servono gli altri: gli scassapalle. Quelli che urlavano e piangevano solo per il gusto di farlo. State tranquilli, avete rovinato la vita dei vostri genitori allo stesso modo degli altri ma solo in maniera più evidente. Siete il frutto dell’ingenuità di una coppia speranzosa che vedeva un futuro radioso di famiglia felice. Madri e padri che avete privato del sesso, a cui avete impedito di andare a cena fuori, ma voi ci avete messo il carico con tonnellate di rotture evitabili. Avete prosciugato la loro energia vitale, le loro aspettative, li avete imprigionati con le vostre urla. Poi siete cresciuti, ve ne siete sbattuti e così li avete lasciati con quello che gli restava da vivere. Analisi un po’ ingenerosa, ammetto, ma serve per farvi entrare nell’ottica di Vivarium.

Ora, come fare a rendere l’idea in modo originale senza sembrare dei mostri? Che domande! Usando un bambino-mutante-alieno e un quartiere-sobborgo-prigione. Il sobborgo: l’americanissima periferia, ordinata e sinonimo di sicurezza, un nido dove vivremo felici e creperemo con gioia una volta svolto il nostro scopo esistenziale ma appagati dalle nostre azioni in vita. Vi viene in mente qualcosa di più infernale? Manca solo il vicino corpulento coi baffi che vi invita al barbecue domenicale per socializzare.

Avrete di certo capito che Vivarium è un film decisamente non convenzionale, grottesco e scorretto. Una gigantesca metafora e una critica sociale gestita con un’ambientazione fantascientifica ma senza sermoni o inutile pesantezze. Al contrario riesce con eleganza a trattare i temi, distruggendo castelli di certezze sull’esistenza, la biologia, irridendo in modo inquietante e disturbato la vita. Ora prendete il telefono, chiamate vostra madre e chiedetele scusa, lei capirà.

 

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