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Recensioni

Little Miss Sunshine (2006)

Dimenticatevi Trainspotting, scegliete la cazzo di vita che vi pare e non preoccupatevi di essere vincenti.

Little Miss Sunshine è uno dei film della vita. Non importa come, non importa quando, prima o poi lo troverete (qui diciamo che vi facilitiamo il compito noi) e ci sarà almeno una scena, una battuta o uno sguardo che vi entreranno dentro e che troverete estremamente “vostri”.

Little Miss Sunshine è il nome del concorso di bellezza per cui viene selezionata la piccola Olive (Abigail Breslin) e che funge da pretesto per un road trip che racconta le storie dei membri che compongono una problematica famiglia di Albuquerque. Ognuno a proprio modo, è un perdente. O almeno così potrebbe essere definito secondo la classificazione studiata da Richard (Greg Kinnear), il padre di Olive, che spera possa presto essere pubblicata in un libro. Insieme a Olive viaggiano anche il nonno tossicodipendente (Alan Arkin), la madre che deve tenere uniti tutti (Toni Collette), lo zio mancato suicida e più eminente studioso di Proust degli Stati Uniti (Steve Carell), il fratello che sogna di diventare pilota di jet (Paul Dano). Alla fine del viaggio ognuno di loro avrà imparato qualcosa.

Little Miss Sunshine è uno dei film della vita, perché in poco più di un’ora e mezza affronta tutto ciò che una vita intera può contenere. L’euforia dell’infanzia e le sue paure, la ribellione dell’adolescenza, la dura realtà della vita adulta e i classici problemi della vecchiaia, tipo farsi cacciare da Villa Sorriso perché ti sei scopato tutte le “signorine” residenti e sniffi eroina. Ci sono i sogni infranti, c’è l’omofobia, c’è il suicidio, c’è la morte, c’è il declino della società occidentale che feticizza bambine innocenti sessualizzandole come fossero bambole in concorsi di bellezza grotteschi.

Sembra una tragedia, ma è solo la vita. Il trucco sta nel non rifiutare il dolore e le delusioni a prescindere e nel saper ridere di tutto. Perché in fondo il messaggio di questo, che è il film più intimamente “rock” del nuovo millennio, è uno e uno solo e va gridato ai quattro venti: FAI QUELLO CHE AMI E VAFFANCULO IL RESTO!

P.S. Per non fare troppi spoiler a chi ancora non lo ha visto non l’ho detto, ma poi un giorno vi spiegherò perché in realtà questo è un prequel di Breaking Bad.

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Kult Russell

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