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Raya e l’ultimo drago: aspettando una principessa femminista, ci godiamo lo spettacolo

Raya e l'ultimo drago

Uno spettro si aggira per gli studios della Disney.

“Se cercate un fatto, io ve lo darò”: Raya e l’ultimo drago sono ben diversi da Mulan e il suo drago Mushu. Benché entrambi i film narrino le gesta di guerriere erranti che, armate di grande spirito e in compagnia dei più improbabili aiutanti, salvano interi continenti, nell’ultimo film d’animazione Disney sparisce del tutto l’idea di farne un uomo. A dirla tutta ogni riferimento alla guida maschile in amore e in guerra, per Raya, è solo un’ispirazione: il sogno del padre (pietrificato dal Druun) di riunire il regno in Kumandra (un po’ la pace nel mondo). Ma procediamo con ordine.

La recensione di Raya e l’ultimo drago

La storia di Raya e l’ultimo drago affonda le sue radici nella terra di Kumandra. Prima che si dividesse nelle regioni di Coda, Artiglio, Dorso, Cuore e Zanna, Kumandra era un mondo vivo, fertile, ricco d’acqua e unito nel potere dei Draghi che vivono in mezzo all’umanità. Tutto cambia con l’arrivo dei Druun, spiriti maligni nati e animati dall’odio fra i popoli. Quando i Druun accerchiano i Draghi maggiori, questi con un’ultimo anelito conferiscono a una di loro, Sisu, una gemma con il potere di salvare il mondo.

A quel punto anche Sisu scompare e la gemma – fast forward di 500 anni – finisce sotto la custodia di Raya e di suo padre, il capo di Cuore. Ma il giorno in cui a Cuore si riuniscono i popoli di Coda, Artiglio, Dorso e Zanna, nella speranza di poter riunire Kumandra, Namaari – la figlia della capa di Zanna – tradisce Raya, i popoli di riuniscono nella discordia, la gemma si rompe in 5 pezzi, ogni popolo riesce a prenderne uno e all’arrivo dei Druun scappano tutti. Molti rimangono pietrificati dai Druun, fra cui il padre di Raya che, dopo averle consegnato un pezzo di gemma, la getta in mare salvandola.

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Se il fatto che i Druun nascono dall’egoismo e dalla divisione dei popoli, temono la potenza viva dell’acqua e, nel loro cammino scomposto e nebuloso, lasciano dietro di sé uomini di pietra e miseria spirituale vi ricorda una storia vera, sentite il resto. Anzi, guardatelo.

Nella storia di Raya, principessa di Cuore, la logica della diffidenza non viene affatto banalizzata: né Raya né il mondo intorno a lei ha ragione di mostrarsi vulnerabile. C’è una “pandemia” in corso e le popolazioni stanno morendo di fame e di certo sanno solo che mostrarsi ingenue potrebbe essere loro fatale. Servirà la sorella più piccola dei draghi, Sisu, con la sua economia del dono a mescolare le carte e ad affrontare con Raya un viaggio che – in pieno stile favolistico – è anche un percorso di rottura e di crescita.

Molto più che in Mulan, Raya è icona delle principesse Disney che non hanno più bisogno dell’amore di un uomo: il padre di Raya ha un ruolo marginale, se non come movente della sua avventura, e lo stesso movente non è sufficiente alla sua autocoscienza (per la quale ha invece bisogno di Sisu). E, ça va sans dire, non c’è alcuna promessa matrimoniale per le sue gesta, tutt’al più – oltre alle amicizie instaurate lungo il percorso, Namaari rappresenta il rapporto sentimentale più intimo di Raya.

Certo, non è neppure la She-ra di Noelle Stevenson, con il suo rapporto di amore-odio verso l’ex migliore amica Catra e la ricchezza di riferimenti lgbt, ma probabilmente sotto questo aspetto è il meglio che possiamo aspettarci da Disney per adesso, che propone una storia a metà fra Inu Yasha e Dragonball, senza però far pagare le spese all’originalità, grazie alla tradizionale grandiosità della produzione e della grafica computerizzata, che qui raggiunge livelli ormai davvero alti. All’elemento più importante di Raya e l’ultimo drago, l’acqua, i visual artist stavolta hanno reso davvero giustizia.

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Mia Ansia-Love

Quando pensi che il romanticismo non faccia per te e poi t'innamori dei film francesi, quando ti senti un'immigrata perenne e poi ti dicono "radical chic", quando studi il pensiero degli uomini per poi accorgerti che le donne sanno già tutto da sempre nasce Mia Ansia-Love: una persona che dirige l'ansia per poterla amare.

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