Carrie è una ragazza normale a cui la cattiveria di altri ragazzi normali rende la vita impossibile. Carrie inoltre sarebbe una ragazza completamente normale se non avesse dei superpoteri che – oggi – la definirebbero una X-Man: negli anni Settanta la madre integralista cattolica non può trovarvi altra spiegazione che il Maligno.
Se Carrie non avesse sconfinati poteri telecinetici, lo scherzo che una ragazzina viziata opera ai suoi danni non avrebbe avuto alcuna conseguenza sociale, solo una grassa risata da parte della scuola intera: diplomata, la biondona sarebbe andata al college, che avrebbe lasciato per sposare un importante avvocato troppo impegnato per darle retta e, imbottita di psicofarmaci, trascorso qualche tempo avrebbe messo al mondo dei figli per assicurare la replicazione del modello borghese americano, over and over again.
Ma quando una secchiata di sangue di maiale si abbatte sulla povera Carrie, al culmine della felicità per essere stata eletta reginetta del ballo al fianco del ragazzo dei suoi sogni, le conseguenze ci sono eccome, per tutti.
Carrie non salva nessuno: è un film dalla morale glaciale, acuita dalla regia esagerata di Brian De Palma.
Di stronzate, a scuola, ne ho fatte parecchie. Insieme a ragazzi normali ho reso la vita impossibile ad altri ragazzi normali, che non avevano superpoteri ma il coraggio (o semplicemente non gli importava) di mostrarsi diversi. Emanuele, Aldo, se potete, perdonatemi.
