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Recensioni

Solaris (1972)

Solaris

Di quando Pasolini trasformò il russo in friulano.

Dunque, Solaris. Li hai presente i russi, no? Non scherzano mai quelli lì. E la loro fantascienza è come ve l’aspettate: pochi, essenziali effetti speciali fanno da cornice a racconti sul libero arbitrio e l’etica nelle decisioni estreme, sul confine fra ciò che è umano e ciò che non lo è e tutti gli altri temi che non vi sognereste mai di tirar fuori a un primo appuntamento.

Se poi il film, nella fattispecie Solaris, è firmato di Andrej Tarkovskij, uno che aveva il pallino delle complesse situazioni psicologiche e le profonde emozioni archetipiche, non solo ti trovi a guardare quanto di più lontano ci possa essere da Star Wars: sei in un esperimento cinematografico, e la tua parte è quella del topo.

Metti che sei uno psicologo, quindi hai già qualche problema di tuo. L’Agenzia Spaziale ti manda su una stazione che orbita attorno al pianeta Solaris, coperto da un immensa massa densa e gelatinosa che per comodità chiamerò oceano. Sei in procinto di scoprire che l’oceano è in realtà un’entità senziente, ed è capace di entrare nella tua testa. L’oceano ne estrae ricordi, e non trova di meglio da fare che dar vita alla tua ex moglie morta suicida qualche anno prima.

Che colpa ne ha, in fondo, l’oceano? Lui intende solo comunicare: non conosce altro modo. Ma non è certo nemmeno colpa tua se cominci ad affezionarti alla donna, tanto simile a quella che hai amato, eppure in qualche modo anche migliore. D’altronde, cosa è più perfetto di un ricordo?

Ma ricorda che è di russi che stiamo parlando, se il problema etico fosse solo questo staresti guardando un episodio di Black Mirror qualsiasi! L’oceano prosegue a generare “ospiti” (così vengono chiamati), e gli interrogativi si moltiplicano: qual è la differenza fra esperienza e illusione? Quali sono i limiti della sperimentazione specifica sugli ospiti? E questi provano emozioni?

Insomma, veditelo e poi ne riparliamo.

Fun (and yet really sad) facts:

La versione italiana fece scempio del film: vennero tagliati 40 minuti buoni, Dacia Maraini riadattò il copione e Pasolini lo doppiò con pesante accento friulano. Mostrato al festival di Venezia, il regista chiese inutilmente che eliminassero il suo nome. Nel 2002 Steven Soderbergh ne ha diretto un inutile remake con George Clooney.

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Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

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