Checult

Avvia Cult-O-Matic
Recensioni

The Watermelon Woman (1996)

the watermelon woman

Il primo film diretto da una lesbica nera, ma non è per questo che è un cult.

Non so perché, ma mi è capitato spesso di notare che i e le filmmaker espressione di una tale minoranza si rivolgono al genere del mockumentary (finto documentario) per i loro film. Lo fece Spike Lee con quel capolavoro della sua opera prima, She’s Gotta Have It, lo ha fatto qualche anno dopo Cheryl Dunye con The Watermelon Woman, il primo film diretto da una lesbica nera. Sarà perché un o una regista che non sia maschio, bianco ed etero sente la pressione di dover raccontare qualcosa di vero, impegnativo o impegnato – “based on a true story”? È un’ipotesi.

Nel caso di The Watermelon Woman, comunque, la formula documentaristica è quasi obbligatoria ed è la scusa per inventare praticamente tutto tranne la protagonista, ovvero la stessa Dunye che nel film interpreta (quasi) se stessa: una donna lesbica e nera che lavora in un video-noleggio (lavoro che avrà sicuramente fatto nella sua vita) e che vuole fare la regista.

Cheryl (quella del film) decide di realizzare un proprio progetto cinematografico per portare alla luce una storia cancellata di Hollywood, quella delle attrici nere che negli anni ’20-’30 erano relegate al ruolo di mammy – le tate al servizio delle famiglie ricche e, ovviamente, bianche (malauguratamente iconica quella di Via col vento). Immagina di voler sfondare nel cinema durante la Golden Age e sai che tutte le battute che ti danno verranno tradotte in Italia con “Si padrone”! Ad aggiungere beffa al danno, spesso nei titoli di coda queste attrici non erano nemmeno accreditate.

La ricerca della regista si concentra su una di loro in particolare, l’attrice fittizia Fae Richards, che nel film (anch’esso inventato) Plantation Memories viene accreditata semplicemente come “The Watermelon Woman”.

Per via del bassissimo budget (300mila dollari), nel bene e nel male il film presenta un’estetica amatoriale. Ma è arricchito da una alcune scene che lo rendono un cult senz’appello. Fra tutte, l’intervista all’accademica Camille Paglia, che già conoscevo e guardavo con sospetto per via di certe sue posizioni, ma che dopo aver visto i suoi occhi da serial killer ho deciso di amare incondizionatamente. E poi la scena di sesso fra Cheryl e Diana, che fece inorridire i benpensanti che “oh mio dio soLdi pubblici PeR finaNziare pOrnogRafia lesbo!!!1!“. Che poi la scena è, sì, molto sensuale, ma molto meno esplicita di un Vita di Adèle, per dire.

Diana, il love interest di Cheryl, è interpretata da Guinevere Turner, che avrebbe poi co-scritto un altro cult diretto da una donna, American Psycho.

Per chi sa giusto due cose in croce di fotografia, gli scatti che ritraggono Fae Richards sono realizzati dalla grande Zoe Leonard.

Durata:

  • 1h 30min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

Lascia un Commento

Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

Checult

cultomatic_mock

...Attendere...

Cultomatic sta cercando il miglior cult in base alle tue preferenze, Attendi....

? min .
Checult Checult

Anche se sono buoni, sappiamo che i cookies fanno male ai denti: promettiamo di distribuirne con discrezione. Nun me fido

I nostri cookie sono gluten free e servono a rendere l'esperienza più appetibile. Se rimani con noi senza modificare le impostazioni accetti di compromettere la tua dieta.

E vabbè