Vi è mai capitato di assistere a qualcosa e volerne far parte? Una festa per ricchi, un gruppo di amici fancazzisti, un’amicizia tra bambini pieni di fiducia; ma tu sei povera, responsabile e non ti fidi manco del postino (soprattutto di lui)? Bene, quando assisti a La vita di Adèle puoi smettere di essere qualunque cosa tu sia – maschio oppure etero, ingenua o cinica – e partecipi: vorrai rotolarti con le due protagoniste fra le lenzuola, mordere qualche chiappa liscia e poi magari scoparti un tizio appena conosciuto che ti chiede la ricetta degli spaghetti al sugo.
E così questa recensione è subito una piccola odissea di un erotomane (cit.). Ma ricapitoliamo.
A quattro anni dalla sua uscita ho visto La vita di Adèle, rivisitazione cinematografica del fumetto del 2010 di Julie Maroh che nella english version rimane letteralmente Blue is the warmest color.
Adèle è una ragazza con una forte sensibilità letteraria, ma una vita sociale tutto sommato nella norma. Succede che una ragazza della scuola la bacia e start! Le lettere, l’arte e la curiosità di chi sta male nella norma dell’oblio e della comfort zone si mischiano ai capelli blu di Emma e alla sua carne, alla sua intelligenza e alla sua creatività.
Amore vero, sesso di più
Non è un amore immaginato il loro, non scoppia invano, non è narcisistico, ma non nega neppure le sue più naturali derive: la dipendenza dal partner, le paure, l’egocentrismo. Adèle si lascia guidare da quella temerarietà femminea che progressivamente mostra tutte le sue pieghe, le ombre e le scintille vitali, il morbo, il malessere e infine, forse, l’autoconsapevolezza.
Com’è tipico dei film francesi, nulla è davvero sopra le righe della realtà, neanche ciò che è ‘eccentrico’, anzi, a maggior ragione ciò che è diverso. Perciò: Dio solo sa quanto abbia desiderato essere con loro (e lo sa perché ha riservato per me un posto all’inferno) e non è che abbia particolari desideri di cose lesbo a tre, ma Adele e Emma scopano, forte (non come quegli altri).
La vita di Adele è 50 sfumature di blu. L’alternativa a quella cagata pazzesca – per niente porno – del grigio (del nero manco voo dico). Perché – che tu sia etero, omo, bi o zoofila (nell’ultimo caso ci dispensiamo da ogni legittimazione e vi invitiamo a farvi vedere da uno specialista) – il fatto è che c’è un mondo inesplorato nella sessualità femminile e indagare fa bene, agli uomini e alle donne. Adèle non sapeva che le potessero piacere le ragazze, ma è una letterata e quindi una pioniera nella proprio- (ed etero-)cezione. Ci evita i drammi, si gode il viaggio, si dispera, ma va dritta al punto. Sì, proprio quello.