Quanto entusiasmo, quanta joie de vivre! Guardi The Room e in primo luogo stai bene, perché qualcun altro e non tu ha pensato, scritto, diretto, interpretato The Room. Quel qualcuno, il fulcro creativo (se fa pe ddi) del film si chiama Tommy Wiseau.
Originario dell’Est-Europa (Wiseau è nom de plum), sbarcato negli Stati Uniti non si sa quando né come, d’età compresa fra i 40 e i 70 al momento delle riprese, più furbetto che talentuoso, Tommy vive il sogno ‘mericano quando dopo tante fatiche vede il proprio faccione campeggiare sui poster della città degli angeli; faccia e poster così brutti e cupi che avevano indotto innocenti passanti a ritenere The Room un horror.
Facce da horror.
E invece il suo personaggio è un bonaccione, un eroe tragico. Un giudizio più feroce ci farebbe dire: fesso, fessacchiotto; turlupinato da fidanzata manipolatrice e da migliore amico strafottente, abbandonato al mondo dall’inerzia dell’altrui vivere.
Una stanza a lieto fine
Ma la realtà è spesso più clemente, buona, o se non altro più ironica. Nonostante (e ringraziando) la regia pessima, i dialoghi idioti, la recitazione prepuberale, il nonsense dilagante e la bruttezza generale del film, The Room diventa cult. Non subito, però.
La prima “corsa” al cinema è più che altro una fuga, tanto che i gestori sono costretti ad appendere il cartello “Niente rimborsi”. Il film incassa 1.800 dollari da un budget di 6 milioni (raggranellati da W. chissà come chissà dove).
Dopo il ritiro dalle sale, Wiseau comincia però a ricevere e-mail di gente cui il film era piaciuto, che lo incoraggiano al punto da affittare una sala per una proiezione straordinaria: è un successo. Le sue proiezioni di mezzanotte diventano eventi imperdibili, frequentate da star come Seth Rogen, Will Arnett, Kristen Bell, James Franco (che si è appassionato tanto da dirigere The Disaster Artist con il metodo Wiseau).
Nel corso di queste vengono permesse e incoraggiate pratiche come: fischi e insulti agli attori, lancio di palle da football fra gli spettatori e di cucchiai contro lo schermo: una specie di gioioso rito collettivo. Qualcosa di simile a quanto avviene per Rocky Horror, ma con più goliardia o, se vogliamo, caciara. The Room, con tutta la sua cretinaggine, è forse il cult per eccellenza. Ti stordisce, stupra la soglia dell’incredulità, fugge dalle costrizioni schermiche e, nonostante sia senz’altro uno dei film più brutti mai realizzati, lo amerai.