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Recensioni

È piccerella (1922)

è piccerella

Margaretella: la prima Lolita della storia del cinema

“ Lascialo stare, non lo vedi che è piccolo?” 

Quante volte, quando eravamo bambini, le nostre mamme hanno giustificato i nostri capricci con questa frase? Elvira Notari affronta questo tema nel suo film È piccerella. Un film crudo, alla cui schiettezza contribuisce l’atmosfera realista della Napoli del primo dopoguerra, segnata dall’ignoranza e dalla miseria almeno quanto dalla passione e dall’instancabile vivacità d’animo della sua gente.

È il 1922: un’Italia diversa dalla nostra, forse solo in apparenza. L’ispirazione del film proviene dall’omonima canzone napoletana, scritta da Nicola Valente e Libero Bovio solo un anno prima. Come nella canzone, la protagonista Margaretella (interpretata da Rosè Angione) è piccerella, è n’anema ‘nnucente e nun capisce niente. Non c’era spazio nel cinema del primo Novecento per le soggettività femminili: madre sacra e angelo del focolare o malafemmina, cresciuta con l’esplicito intento di usare il tuo fascino e di fingere innocenza allo scopo di circuire il maschio di turno (il cui unico errore, dal canto suo, è quello di non comprendere le intenzioni della “Margaretella di turno”). Un gioco delle parti che nel cinema diretto dagli uomini racconta una storia pressoché immutata.

Ma qui è Margaretella la protagonista che vede sé stessa e definisce il suo ruolo. Non può mica essere un suo errore quello di essere fraintesa e il suo scopo non ha nulla a che fare con gli uomini. Margaretella è impegnata a rompere gli equilibri che qualcuno avrebbe scelto per lei. La sua apparente fragilità è un pregiudizio di cui non intende prendersi cura: il suo obbiettivo è l’indipendenza, da chi è convinto di poterla guardare in quel modo senza aspettare nessuna reciprocità di sguardo. Il modo per esprimerla sta quindi nell’unico linguaggio che le è concesso: quello di una voracità sessuale che non indugia a chiedersi cosa stia desiderando l’altro. È curioso osservare con quanta facilità sottovalutiamo, io per prima, la profondità dello sguardo delle donne che già allora osservavano sfacciatamente il mondo (poi mi perdono, perché non è mica colpa mia se lo sguardo femminile è sempre stato filtrato da quello maschile).

Non solo Notari è la prima regista italiana e forse la prima fra registe e registi a rappresentare la sceneggiata napoletana nella storia del cinema (Assunta Spina permettendo), ma colpisce che è nel suo nome pure uno dei primi contributi significativi alla nascita del neorealismo in Italia, ancor prima di Vittorio De Sica. Basti pensare alla quantità di personaggi reali (attori e attrici non professionisti) che riempiono la scena di È piccerella: cittadine e cittadini di Napoli che realmente vivevano nella miseria dei “vasci” (piccole abitazioni di uno o due vani poste al piano terra, con l’accesso diretto sulla strada). Ad un certo punto, ad esempio, si vede chiaramente sullo sfondo uno “scugnizzo” seduto su un gradino coi vestiti logori e senza scarpe che fissa divertito la macchina da presa: il simbolo di un cinema che allaccia un rapporto autentico col proprio luogo di appartenenza senza imbellettare, senza esotizzare. Mi viene in mente una famosa frase di Eduardo de Filippo: “ Napule è ‘nu paese curioso: è ‘nu teatro antico, sempre apierto”. Napoli è proprio così: un grande palcoscenico, dove gli attori sono i venditori ambulanti, gli scugnizzi, il folklore del suo popolo, il dialetto, i bassi, ingredienti giusti per uno spettacolo senza fine.

È piccerella è un capolavoro estetico, per la sua capacità di spezzare il dramma nella vivacità della realtà, combinandola con la finzione, ma senza inganno. Per sottolineare ancor di più questa verità, i fotogrammi sono talvolta interrotti da brevi didascalie in dialetto napoletano (purtroppo pesantemente censurate dal regime fascista). È impossibile nascondere una lacrima emozionata per una Napoli antica che nel nostro cuore giace ancora viva, nel suo fascino, nei mille volti e pure nelle sue contraddizioni.

P.S. il film si trova interamente su YouTube; affrettatevi a vederlo, prima che qualcuno ci privi di questa rara perla del cinema muto.

Durata:

  • 1h 0min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

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Informazioni sull'Autore

Lauren Bacult

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