Trovare dramma, commedia, critica ambientalista, personaggi cazzuti, e ancora satira geopolitica e sociale in un unico film è praticamente impossibile, men che mai in un horror, ed è per questo che The Host è assolutamente da non perdere.
Il film prende spunto da un fatto di cronaca vera: nel 2000, un medico impiegato in una base statunitense di Seul rivelò che gli era stato ordinato di buttare una grande quantità di formaldeide nelle fogne. L’episodio scatenò un certo antagonismo nei confronti del governo USA, accusato di fregarsene della salute dei locali.
In The Host, dai rifiuti chimici prende vita una mostruosità che comincia ad ammazzare chiunque gli si pari davanti o rapisce i malcapitati per mangiarseli più tardi con tutta calma. Fra di essi c’è la figlia di Gang-du, un buono a nulla che lavora con il padre in un chiosco in riva al fiume.
Inizia allora la caccia al mostro, con l’aiuto dei fratelli di Gang-du: la sorella è un’arciera professionista, il fratello il classico figlio di puttana dal cuore d’oro.
Anche se si muove con ammirevole fluidità, la creatura non è invecchiata benissimo: gli effetti speciali risultano un po’ datati. Ma che vogliamo farci: il film è stato realizzato con 10 milioni di dollari. Un’enormità per l’industria del piccolo Paese asiatico, ma è quanto spendono alla Marvel per renderizzare i peli delle ascelle di Hulk.
In ogni caso non è tanto il mostro ad infondere ansia e disagio, ma il fatto che i personaggi – tutti magnifici – sono davvero in pericolo.
Come il più recente Parasite, il primo blockbuster di Bong Joon-ho ruota attorno al concetto di famiglia contro società. Come Parasite, The Host è un ottimo punto di partenza per avvicinarsi al cinema sudcoreano, che da Oldboy a Snowpiercer (che è già molto più americano) riserva parecchie perle.