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Per un pugno di dollari (1964)

Per un pugno di dollari

Il film più ostinato del West.

Immagina di essere Sergio Leone quando decise di realizzare Per un pugno di dollari.

Scrivi lo script del tuo western ispirato a un film di Kurosawa. Poco importa che sia ai limiti del plagio, il Maestro apprezzerà. “Tanto con l’idea registica che c’ho in mente porcazzozza sto giro ve sconvolgo a tutti”. Lo scrivi nel periodo in cui i film western cominciavano a stancare il pubblico, ed erano relegati a genere di puro intrattenimento.

Trovi una produzione italo-spagnola che ti concede du’ spicci. Ricicli la troupe di Le pistole non discutono dell’amico Mario Caiano, il regista italiano di western più richiesto del momento, e siccome sei un vero ecologista ricicli un set a nord di Madrid di Duello nel Texas, sempre di Caiano.

Ora ti serve un protagonista. Ti fai snobbare da Henry Fonda, da James Coburn e da Charles Bronson. Ripiega su uno spilungone americano semi-sconosciuto, che costa poco. Dagli un cappello, un poncho e un sigaro.

Cerchi il tuo antagonista. Lo trovi, scrivi la parte pensando solo a lui e e ti fai mollare perché accetta di fare il prossimo western di – indovinate di chi..? Ripieghi su Gian Maria Volonté, che accetta solo perché doveva pagare i debiti del suo ultimo fiasco teatrale.

Inizia la produzione. Ti diverti con le inquadrature, i primi piani, i silenzi, Clint Eastwood, le mitragliatrici, i cappelli, i cavalli, la sabbia, le pistole, una manciata di dollari attorno a cui ruota tutta la vicenda. Te ne fotti delle regole standardizzate del western.

Affronti miriadi di difficoltà legate al fatto che a un certo punto la produzione ha smesso di finanziare. Fai incazzare mezza troupe, Clint compreso. Ti smontano le scenografie davanti agli occhi. Ma tu vai avanti come puoi con mille rattoppi e tremila giri di parole, di discorsi e di promesse. Accogli con stoicismo la notizia che il produttore non ha pagato i diritti a Kurosawa. Il Maestro non la prenderà bene, pensi tra te e te.

Finisci il film sottovoce, intimando a tutta la troupe di non pronunciare mai il nome di Kurosawa invano. Che qua è n’attimo che ce rimannano tutti a casa.

Fai vedere il film al compositore di alcuni film di Caiano, un certo Dan Savio che, in realtà, si chiama Ennio Morricone. Si firma così perché il nome italo-americano fa più chic. La produzione impone anche a te un nome straniero. A’ Sergio, er nome americano fa tendenza, che ce voi fà… Che nome ce scrivemo in locandina?

 

Per un pugno di dollari by… Bob Robertson?

Guarda la tua creatura apparire in qualche sparuta sala italiana di seconda fascia. PER UN PUGNO DI DOLLARI, diretto da Bob Robertson, con Clint Eastwood e John Wells, e le musiche di Dan Savio.

Ti godi il successo. Il film piace a tutti: un western mai visto, un eroe solitario dallo sguardo di ghiaccio. Piace pure a troppi. Anche a Kurosawa, che però decide di fare causa a Leone per plagio. Aje, il Maestro s’è incazzato.

Perdi la causa. Ennamo, Sergé, stacce, che te metti a copià i giapponesi? E invece no! Ti inventi un machiavellico rigiro di frittata come solo un vero italiano sa fare, e fai una contro-causa a Kurosawa per aver plagiato Goldoni e il suo Arlecchino, servitore di due padroni.

Vinci la causa. Ti godi il successo. Stavolta, per tutta la vita. Per un pugno di dollari è l’iniziatore di un nuovo genere western, tutto italiano. Hai appena inventato lo Spaghetti-western.

Nice job, Sergione.

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Robert De Lirio

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