Tremors è ambientato in quel nulla degli Stati Uniti dove tutto può accadere senza che lo sappia nessuno. Una comunità minuscola nel bel mezzo del deserto del Nevada trova un grazioso diversivo dal monotono scorrere del quotidiano con l’improvviso arrivo di vermoni sotterranei detti Graboids, dall’appetito insaziabile e una spiccata predilezione per la carne umana.
Da dove arrivano? Che vogliono (a parte squartare tutto il vivente che gli si para davanti)? Non si sa e nemmeno ci interessa: tutto ciò che conta è l’intelligenza e la caparbietà della città di Perfection (14 anime) nell’uscire viva dall’avversità.
Nel tripudio di sangue e denti fiorisce la bromance fra un Kevin Bacon bello come il sole e il veterano cowboy Fred Ward. La coppia ha un che di esistenziale che ricorda molto i protagonisti di Uomini e Topi di Steinbeck, con quella voglia di partire verso una vita migliore che per qualche motivo non si può concretizzare.
Il sangue dei mostri non è acido, le potenziali vittime non sono intrappolate nello spazio profondo come in Alien, ma la situazione del piccolo gruppo di umani è altrettanto disperata per via dei pochi mezzi a disposizione, della mancanza di informazioni sui Graboids e il totale isolamento dalla civiltà.
Ma grazie all’estro e alla cocciutaggine dei personaggi – fra tutti la coppia di complottisti che vive in un bunker per paura dell’atomica (ma a cosa serve un bunker se la minaccia arriva dal terreno?), il bonariamente avido proprietario dell’unico negozio di Perfection, il signor Chang, e all’acutezza della nuova arrivata in città, una stagista della facoltà di sismologia che farà da terzo incomodo nella coppia di bellimbusti, la storia volgerà per il meglio.
Tremors è un horror come ai vecchi tempi: mostri e nessuno psicodramma. E tanto vi basti.