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Non aprite quella porta (1974)

Non aprite quella porta

Potete partire per un road trip senza fare benzina, fermarvi e disperdervi in cerca d’aiuto. Ma qualsiasi cosa facciate, non aprite quella porta!

Il male è un necrofilo che si crea delle maschere di pelle. Il male non ci pensa due volte e ti da una martellata in testa se gli vieni a rompere dentro casa. Non muori al culmine di un crescendo. L’orrore non è nel cinema, perché la realtà basta e avanza. E l’anti-cinema di Hooper la replica senza musiche, con schietta crudeltà. Come aveva fatto L’alba dei morti viventi di Romero, come farà The Blair Witch Project. Certo, anche in Non aprite quella porta (in originale The Texas Chainsaw Massacre) un gruppo di “ragazzi da macello” fa una bruttissima fine per colpa dell’entità malvagia di turno (in questo caso, Leatherface).

Anche qui, in effetti, i ragazzi cascano come polli in tutti i luoghi comuni dell’horror. Ma guardare il cult di Tobe Hooper è estremamente liberatorio per un cinefilo o amante dello slasher: perché è l’unico film in cui quei disgraziati non hanno davvero nessuna responsabilità della brutta fine che fanno!

Sally Hardesty e il fratello paraplegico Franklin, in viaggio con tre amici, hanno tutte le ragioni per non riempire abbastanza il serbatoio del furgoncino e fermarsi a una gas station senza gas nel bel mezzo del nulla. Fanno bene a disperdersi per la campagna americana, a non insospettirsi per un dente umano sul selciato, ed a varcare la porta misteriosamente solo accostata. Sono solo dei ragazzi spensierati: finiscono la benzina e vanno in cerca d’aiuto. Be’, probabilmente sono gli ultimi ragazzi spensierati del cinema.

Molti tropi dell’horror, prima di Non aprite quella porta, non erano ancora stati inventati. Loro e solo loro hanno diritto a morire come dei coglioni, perché non possono davvero sapere che la fine si avvicina inesorabile. Anzi, era proprio l’horror a non essere ancora stato inventato! Almeno non come lo conosciamo oggi. E non esisteva perché lo inventò proprio Tobe Hooper con Non aprite quella porta.

E in particolare lo fece in quei due-tre terrificanti minuti di entrata in scena di Leatherface.

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Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

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