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Kill Bill: Volume 2 (2004)

C’è Bill, stavolta per davvero.

Allora, se avete aperto questo articolo senza aver visto Kill Bill: Volume 1, siete delle persone molto strane. Cioè chi è che vuole vedersi Kill Bill: Volume 2 prima di Kill Bill: Volume 1. Cioè 1 viene prima di 2, è una delle prime cose che ci insegnano a scuola, così come ci insegnano a non cominciare le frasi con cioè, ma volevo rendervi il tono colloquiale e allungare un po’ il brodo, affinché non vi becchiate spoiler di Kill Bill: Volume 1 se non lo avete visto prima di vedere Kill Bill: Volume 2. Non so se ci siamo capiti, ma cercherò comunque di non rovinarvi nulla. Anche perché è possibile che il riassunto che compare nel Cult-O-Matic e che in questo preciso istante devo ancora scrivere, vi abbia convinti a leggere questo articolo per curiosità. Dopotutto sono piuttosto bravo come venditore e potrebbe anche succedere, ma anche no e quindi mi sto perdendo in chiacchiere.

Se siete qui per qualsiasi altro motivo, per curiosità dopo aver visto il primo oppure per cercare un motivo per rivedere Kill Bill: Volume 2, beh allora vi dirò una cosa: rivedeteveli tutti e due, ma se siete in cerca di chiacchiere allora rivedete solo questo.

Due film o uno?

Evidentemente le due parti formano un unico film ed il progetto iniziale era un malloppone epico da 4 ore e devo dire che, porca miseria, pagherei oro per vederlo rimontato (Quentin se mi stai leggendo facci un pensierino). Il fatto è che Volume 1 Volume 2 sono due film diversissimi e per un motivo ben preciso: rappresentano le due anime di Tarantino. Se Kill Bill: Volume 1 è il trionfo dell’anima regista, con sequenze memorabili sia a livello visivo che di violenza sanguinolenta tanto amata da Tarantino, Kill Bill: Volume 2 è invece il regno di quella sceneggiatrice.

Anzi, sono proprio due generi distinti: il primo si orienta verso il Chanbara, ovvero il film di spada giapponese, il secondo ritorna a casa come western. Due facce della stessa medaglia, ma sempre due facce. In Kill Bill: Volume 2 tutto è parola, non c’è il ritmo frenetico del primo film, anzi l’unico momento di vera azione cade a metà film per tenere viva l’adrenalina e l’attenzione. Dall’inizio alla fine, molto più che nel Volume 1, tutto è dominato da Bill, non più spettro aleggiante sul racconto, ma presenza fisica e dominante. Un folle assassino sanguinario per cui alla fine finirete quasi per fare il tifo. Come? Grazie alla parola, ovviamente. E anche a un David Carradine gigantesco nell’interpretazione di una vita, che comunque diciamo che aiuta abbastanza.

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