Con Kill Bill: Volume 1, Tarantino si definisce ufficialmente regista cannibale e populista.
Cannibale perché con formidabile nonchalance e bronzea faccia da rapina Quentin ingerisce, digerisce, rielabora e caca fuori tutto ciò che gli piace: il cinema giapposettanta e in generale i B Movie, il sangue a fiumi e a fontanella, gli arti mutilati dalle katane, la battaglia 1 vs molti, le inquadrature ravvicinate leonine (e lo scontro fra personaggi come duello di personalità incarognite che rimarrà il suo Leitmotiv), gli anime, la musica di fomento, la vendetta come motore narrativo e le bionde mortali.
Populista perché, incidentalmente, dopo l’uscita del film si scopre (l’acqua calda, direbbero alcuni) che quello che piace a lui piace a un fottìo di gente. E te credo, Tarantì: gli incontri, gli scontri, gli scambi di spadoni, persone che son fatte di nomi e cognomi cazzuti come Beatrix Kiddo, Hattori Hanzo e Sofie Fatale, la donna che si apre la strada verso I’M GONNA MOTHERFUCKING KILL YOU BILL squarciando tutta la carne che le si para davanti con la dolorosa pesantezza di un piede occidentale sul tatami. Tutto è messo lì per soddisfare gli istinti più bassi di noi spettatori, salvo farci sentire intelligenti perché tutte le componenti sono citazioni vintage.
Si dice che il tritacarne di Kill Bill: Volume 1 (il secondo è un film molto diverso) abbia così sdoganato un certo gusto del cinema che, comunque, val la pena di ricordare e celebrare. Ad esempio, il giapponese Battle Royale (gli appassionati lo chiamano Batoru Rowaiaru), film uscito nel 2000 cui Tarantino si è ispirato per Kill Bill, va assolutamente recuperato.
[…] se avete aperto questo articolo senza aver visto Kill Bill: Volume 1, siete delle persone molto strane. Cioè chi è che vuole vedersi Kill Bill: Volume 2 prima […]