Titolo e locandina di Pane e tulipani fanno pensare ad una commedia da guardare con distrazione mentre spulci Facebook sul divano il sabato pomeriggio durante una pandemia. Ma poi finisci su Wikipedia e scopri che Pane e tulipani ha vinto nove David di Donatello, cinque Nastri d’argento, sette Ciak d’oro e tre Premi Flaiano, oltre a tre candidature agli European Film Awards del 2000.
Il film presenta dall’inizio un quadretto nient’affatto sorprendente: una donna durante una vacanza organizzata da una ditta di pentole ed elettrodomestici viene dimenticata dal pullman che riparte col marito e i figli mentre lei si trovava al bagno di un autogrill; inutile dire che, quando riesce a contattare il marito, lui ci tiene a precisare che la colpa è sua e che lei è sempre la solita sbadata. Ma non è la solita storia del cinema italiano.
Vero è che il rapporto fra la napoletana Rosalba e la sua famiglia somiglia in tutto e per tutto a quello della coppia torinese nella commedia in Bianco, Rosso e Verdone. Eppure, mentre davanti all’eccentrica violenza psicologica di Furio, Magda canzona ripetutamente “non ce la faccio più”, Rosalba sfida con la lucidità e autorevole leggerezza, la profonda noia di una donna italiana per la vita familiare, riuscendo a scalzare ogni rozza stanchezza. Quando dice al marito che li aspetterà lì all’autogrill e poi fa l’autostop, quando “perde il treno” e si preoccupa di far sapere al marito che dentro il congelatore ci sta la pasta al forno da scaldare: non è importante l’odio che bisogna pur portare all’inettitudine e alla miseria dell’uomo, perché il sentimento è tutto rivolto alla bizzarra vita della donna che si rimette in libertà.
È sorprendente che in una storia così non ci siano atti drammatici che anticipano redenzioni e colpe. Per quanto il film non si sottragga alle note più scure del suicidio e del disagio sociale, del precariato e del patriarcato (e infatti l’immagine che abbiamo scelto in copertina ricorda l’oscuro Velluto blu di Lynch), Pane e tulipani ha i toni più forti del rosa. Rosalba improvvisa relazioni con personaggi bizzarri, costringendoli a forza di pane e tulipani ad accettare la sua sconveniente curiosità, sulle note di una vecchia fisarmonica. Il film è uno scorrimento di piccoli quadretti di vita quotidiana, tanto preziosi da incastonarsi perfettamente nella storia del cinema italiano.