Quando un film è tutto effetti speciali e poca sostanza, si dice che “sembra un videogioco”. L’ambientazione dello splendido Battle Royale è proprio quella di un videogame: i disgraziati studenti di una classe liceale, spediti su un’isola, hanno tre giorni di tempo per farsi fuori finché non ne rimane uno solo. Viene fornita un’arma casuale (dal mitra alla katana), uccidere un compagno significa impadronirsi del bottino avversario (armi e altro, in gergo il loot), e col passare del tempo s’impediscono le situazioni di stallo attraverso la riduzione progressiva del campo di battaglia. La premessa è stata ripresa dalla celeberrima saga di Hunger Games con protagonista Jennifer Lawrence.
La vita è un gioco. Quindi combatti per la sopravvivenza e scopri se vali.
Tanto è forte la sua matrice videoludica, che Battle Royale a sua volta ha dato vita a un omonimo genere di videogioco. È il genere di quel fenomeno di massa che è Fortnite, grazie al quale lo sviluppatore Epic Games ha guadagnato 2,4 miliardi di dollari in un anno. Ed è un gioco gratuito! Se non lo conosci, probabilmente hai più di 20 anni e non hai fatto caso all’esultanza di Griezmann a Russia 2018.
Ma non solo videogiochi e kolossal hollywoodiani young adult sono stati ispirati dal cult diretto da Kinji Fukasaku, a dimostrazione del fatto che fra cinema e videogame scorre un legame più profondo, dagli esiti inaspettatamente poetici nonostante (o grazie a)i fiumi di violenza. Per dire: il film è una critica al rigido sistema scolastico giapponese (il cui governo adotta una perversa legge per correggere la dilagante criminalità giovanile): più ampiamente racconta la vigliaccheria della generazione dei padri, e di una gioventù in grado di compiere atti infinitamente nobili e crudeli: una gioventù umana. Di quanta magia è capace un singolo fiotto di sangue?
Senza Battle Royale quel bastardo di Bill sarebbe ancora vivo!
Ovvio che uno come Tarantino non poteva che rimarne folgorato (è il suo film preferito per il periodo 1992-2009). Gli omaggi più evidenti di Kill Bill Vol.1 al film giapponese sono almeno due. L’iconica villain della sposa, Gogo Yubari (quella con la palla rotante) è interpretata da Chiaki Kuriyama, già attrice proprio di Battle Royale. In quest’ultimo Kuriyama interpreta la magnifica Chigusa, l’unico personaggio che non indossa la divisa da studente ma – udite udite – una tuta gialla con una striscia nera sui lati! Una tuta della Asics, la stessa marca delle Onitsuka Tiger della sposa. Ancora, la famosa canzone Battle Without Honor or Humanity, resa famosa in Occidente da Kill Bill, è la colonna sonora del film omonimo, remake di una pellicola dello stesso Fukasaku.
[…] Si dice che il tritacarne di Kill Bill: Volume 1 (il secondo è un film molto diverso) abbia così sdoganato un certo gusto del cinema che, comunque, val la pena di ricordare e celebrare. Ad esempio, il giapponese Battle Royale (gli appassionati lo chiamano Batoru Rowaiaru), film uscito nel 2000 cui Tarantino si è ispirato per Kill Bill, va assolutamente recuperato. […]
[…] mai queste righe, dovrebbero considerare l’idea di realizzare un videogioco (non un Battle Royale) per la nuova generazione di console in arrivo basato su Gantz. Perché? Perché lo voglio tipo […]