Prima di buttarvi a capofitto negli anni ’70-’80 dipinti a meraviglia dal film, ripetete insieme a me la frase del perfetto cinefilo: “Io non mi masturbo con i porno ma con i movimenti di macchina del piano sequenza iniziale di Boogie Nights“.
Prendete ingredienti noti a tutti, come ad esempio Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Robert Altman. Mescolateli bene insieme e otterrete qualcosa di nuovo, fresco ed esaltante, ovvero Paul Thomas Anderson. Boogie Nights è infatti il film che lo consacra ad Hollywood e gli spiana la strada per Magnolia. Immersi completamente negli scintillanti anni ’70, quelli della febbre del sabato sera e dei night club, seguiamo le vicende di una sgangherata “famiglia” di attori e mestieranti del mondo del porno. Perché sembra assurdo, ma il tema principale di Boogie Nights è quello della famiglia, mentre il porno è solo una cornice. Ce lo conferma il patriarca, un Burt Reynolds monumentale che, pur parlando di film erotici, si fa portavoce della volontà di Anderson: “io non voglio fare un film dove la gente arriva, si siede, si fa una sega, si alza e se ne va prima che la storia sia finita. Invece il mio obiettivo, il mio sogno, la mia idea è quella di fare un film con una storia che li risucchi nello schermo e anche quando si sono svuotati del succo della felicità restino inchiodati alle poltrone, non riescano a muoversi finché non scoprono come va a finire la storia“.
Ecco allora che mentre ci masturbiamo con il piano sequenza iniziale considerandolo pornografia registica, intanto Paul Thomas Anderson ci ha presentato in realtà tutti i personaggi e le dinamiche della storia che sta per svolgersi dinanzi a noi, risucchiandoci nello schermo. Quindi resteremo a guardare l’ascesa del giovane Eddie nel mondo del porno e la successiva discesa nel proprio inferno personale. E non importa che Mark Whalberg, diventato in tempi più recenti super religioso, condanni il povero Eddie come il suo più grande errore, perché Boogie Nights è il film che gli ha aperto le porte di Hollywood. Forse questo dimostra davvero che Dio lavora in modi misteriosi e a volte il modo migliore di ritrovare l’eretta via può prendere la forma di un pene gigante.