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Hereditary – Le radici del male (2018)

hereditary

Come sviluppare una sana fobia per Toni Collette.

Nel non troppo lontano 2013, un giovane ed incauto me decide di andare a vedere Under The Skin di Jonathan Glazer al cinema.
In sintesi, i motivi erano due: la Scarlett Johansson tutta ignuda e che sulla locandina si gridava al nuovo Stanley Kubrick.
Una delle seguenti cose era una grossa bugia che mi ha fatto rimanere male, l’altra mi ha tolto due diottrie tornato a casa.
Quando anni dopo, nello stesso cinema, mi sono ritrovato la locandina di Hereditary che mi gridava a caratteri cubitali “L’ESORCISTA DEI NOSTRI TEMPI” mi sono fatto una grassa risata, prima di andare a letto ho fatto una preghierina a William Friedkin e fine della storia.
Tutto questo giro di parole è stato inutile, lo so, bastava dirvi che sono un pollo e che bisogna sempre dare una seconda possibilità alle cose.
Perché sì, Hereditary non sarà per certo il nuovo Esorcista del ventunesimo secolo.
Ma è la cosa che gli si avvicina di più per quanto riguarda la tensione ed il raccapriccio.

Hereditary è una discesa continua e senza speranza, ma soprattutto inevitabile: un po’ come quando da bimbo scendi giù dallo scivolo, te ne penti un secondo dopo e ti fai la discesa urlando terrorizzato.
Il film incomincia con un lutto e con un elogio funebre da parte della figlia della defunta non di certo lusinghiero: siamo già dentro le meccaniche della famiglia di Annie (Toni Collette) che sono inquietanti già di suo, figurarsi poi quando ci si mette di mezzo il soprannaturale.
E credetemi, prima di ogni cosa Hereditary è un’opera prima sensazionale: se in Midsommar, Ari Aster ha voluto di più concentrarsi sulla messa in scena, nel suo primo film fa da padrone la sceneggiatura.

La regola dell’horror moderno (di cui appunto Aster ed Eggers sono maestri) non si tocca: oltre la cifra stilistica, quasi sacra, bisogna anche presentare qualcosa di tangibile, personale, una tematica forte. Ed Hereditary non si risparmia di certo, in un susseguirsi di colpi di scena che mettono a nudo tutta l’ipocrisia e le nevrosi di una famiglia messa sotto torchio dal Male.

Se a questo aggiungete un’interpretazione di Toni Collette da capogiro, che da posseduta non ha nulla da invidiare alla piccola collega de L’Esorcista, e beh, il Cult è servito.
Preparatevi a qualche notte insonne.
E controllate sempre gli angoli del soffitto.
E chiudete a chiave la vostra soffitta.
Io vi ho avvertito.

Durata:

  • 2h 7min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

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