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Rafiki (2018)

Rafiki

Aaazvegna…NO! Qui il colonialismo culturale non c’entra.

In questo film Rafiki non è la guida saggia di Simba: stavolta Il Re Leone, il mito del buon selvaggio e l’appropriazione culturale di Disney non c’entrano nulla.

Rafiki (che significa “amicizia” in swahili) è un bellissimo film di Wanuri Kahiu, uscito dal Kenya nel 2018. Non è un errore grammaticale: l’uscita del film è in effetti avvenuta fuori dal Kenya, nel senso che nel suo Paese di produzione è stato proprio bandito. E si sa, questi fatti diventano subito bocconcini succulenti per chi voglia mostrare la propria superiorità morale (salvo non pubblicizzare affatto il film e relegarlo a categorie super-specifiche).

C’è da dire che in Europa il film è stato proiettato. E addirittura, al noto Festival di Cannes, Rafiki è stato premiato: con… Un Certain Regard, un premio che letteralmente significa in un’ottica particolare”. Ora, mi perdonerete se dopo anni di studio di Disputa Sugli Universali io mi chieda: cosa sarà mai quest’ottica particolare? E quale Regista o quale Giudice potrebbe realmente vantare un’ottica “universale”? Ogni volta che ci penso (anche adesso che sto scrivendo qui) mi viene in mente una massima di Umberto Eco: Perché Dio è l’essere perfettissimo [cioè l’essere che ha tutti gli attributi superlativi e generalissimi]? Perché altrimenti sarebbe mio cugino Gustavo

Lungi da me mettere in discussione i criteri di una sezione di critica cinematografica che va avanti dal 1978, ma possiamo dire che desta Un Certo Sospetto che Rafiki sia stato premiato per il suo “stile inusuale e una storia non-tradizionale che [però!] ha valore internazionale”? Io non saprei dire cosa intendano a Cannes per “inusuale e non-tradizionale”, ma senza dubbio è inusuale che Rafiki sia il primo film del Kenya ad essere arrivato – cioè in realtà ad essere selezionato – al Festival francese. Per il resto di inusuale lo stile non ha nulla, a parte il fatto di non essere europeo né statunitense, e di non-tradizionale non ha niente, a parte il fatto di raccontare una storia non-eterosessuale. Ma né l’uno né l’altro fatto, a mio parere, hanno a che fare col film, anzi: mostrano la sostanziale congruenza culturale fra governo kenyota e “una certa cultura europea”.

Rafiki (2018) HD streaming - Guarda ITA | AltaDefinizione

Rafiki è un film sincero, divertente e drammatico, come ogni opera, ben fatta, che parla di un amore ostacolato dalle famiglie e delle speranze di ogni gioventù che vive la contraddizione di amare il proprio Paese (fatto dei propri affetti) e di sognare l’Altrove, ovunque esso sia (nella fuga verso l’ignoto, lontano da casa o semplicemente nell’ideale di un’ascesa sociale). Kena e Ziki sono figlie di due avversari politici, le famiglie vanno in chiesa e il loro quartiere è sorvegliato da Mama Atim, la vicina ficcanaso. Il film ti tiene incollata alla loro storia perché è bello guardare il mondo con gli occhi delle donne che si amano, di una fanciullina che nulla ha a che spartire con il voyerismo pascoliano. Fa sognare, perché certe emozioni sono universali. L’ambientazione ricorda alcune zone dell’Italia coi suoi colori vivaci, alcuni film e alcune prospettive che registrano la verace precarietà dell’isolamento socio-economico. Inoltre, nonostante la sua declinazione lesbica, la storia ha i tropi del dramma shakespeariano e il valore internazionale non è né più né meno di quello di ogni film che tratta dell’attrazione di due giovani. Il film non tralascia di narrare l’esitazione o semplicemente la vaghezza, la confusione e la timidezza che può esserci all’inizio di un rapporto fra due ragazze che scoprono il loro sentimento reciproco. Certo, il lesbismo è ancora lontano dall’esser accettato come regola, ma siamo sicure che relegarlo ad una categoria “con un’ottica particolare” non stigmatizzi ogni film che tratti di un fenomeno ben più diffuso di quanto lascino credere? Del resto, al netto delle difficoltà sociali specifiche al lesbismo (non sono solo quelle), cos’ha questa storia di meno universale di quel sentimento “nato da un’amicizia che profuma d’amore” di cui parla la Maestra della nostra educazione sentimentale Cristina D’Avena?

Se Rafiki non riesce ad uscire dalla bolla di Un Certain Regard non è certo perché non sia bello e coinvolgente al pari di altri film conosciuti o sconosciuti prima e dopo di lui, ma solo perché l’eccezionalità sta negli occhi di guarda.

Durata:

  • 1h 22min.

Regia:

Colonna sonora:

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Informazioni sull'Autore

Mia Ansia-Love

Quando pensi che il romanticismo non faccia per te e poi t'innamori dei film francesi, quando ti senti un'immigrata perenne e poi ti dicono "radical chic", quando studi il pensiero degli uomini per poi accorgerti che le donne sanno già tutto da sempre nasce Mia Ansia-Love: una persona che dirige l'ansia per poterla amare.

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