Jallikattu è un’antica tradizione, che permane ancora oggi in alcune regioni della sterminata India, che consiste nello sguinzagliare un toro in mezzo a giovani baldanzosi che hanno questa voglia incontenibile di farsi malissimo ma non hanno un contratto da metalmeccanici.
Jallikattu, il film, è sostanzialmente questo: un’orda di uomini più o meno giovani in infradito e asciugamano che cercano di afferrare un bufalo scappato alla macellazione, nel bel mezzo di una selva scura che la diritta via non c’è mai stata perché siamo nella giungla indiana ed è tutto un susseguirsi di giravolte a U fra catapecchie, alberi, torrenti e erba alta un metro e mezzo da cui il bufalo sempre più incazzato sbucherà in momenti sempre meno opportuni.
Ok, è un film indiano, e avete tutto il diritto di avere 10.000 pregiudizi sul cinema indiano, io vi capisco perché il cinema indiano mi piace e posso confermarvi che tutti quei pregiudizi sono assolutamente fondati, ma questo è il cinema di un tizio che si chiama Lijo Jose Pellissery, regista cui non frega nulla di darvi alcun appiglio in forma di protagonista, dialogo lineare o contesto che possa mettere questa folle caccia in prospettiva. Vi garantisco, inoltre, che l’unica danza che vedrete in Jallikattu – sulle note di una colonna sonora turbotribale – è quella assolutamente scoordinata fra i buzzurri in canottiera che saltano sul bufalo e il bufalo (un trionfo di animatronic, più infernale di Black Philip) che se li scrolla di dosso con una sgroppata.
*Istinti animaleschi intensifies*
La caccia, che assume a ogni tornante ulteriori strati della stessa metafora (vi lascio immaginare quale), non si ferma mai per un’ora e mezza di film; la intervalla soltanto qualche rissa fra i buzzurri in canottiera del villaggio e i buzzurri in canottiera provenienti da un altro villaggio (che non riuscirete in alcun modo a distinguere dai primi) arrivati per accaparrarsi una fetta del bovino.
Jallikattu: probabilmente lo odierete (soprattutto per l’evitabilissima scena finale in cui il metaforone si fa immagine), ma guardatelo lo stesso perché è un film pazzo come nessun altro, e poi fatemi sapere please.
Film unico, folle, straordinariamente immersivo – alla fine ci si sente appiccicosi, bisogna farsi una doccia per lavarsi di dosso tutta quella umanità sudaticcia e urlante