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GANTZ:O (2016)

Gantz-O

C’è un mostro fatto di culi e tette.

Non dire che GANTZ:O è un film ganzo, non dire che GANTZ:O è un film ganzo, non dire che… Ecco, l’ho detto, sono una persona terribile col senso dell’umorismo di un sessantenne. Per quanto sia una battuta ignobile però, non significa che non sia vera.

Se non siete esperti della saga di manga di Hiroya Oku, o dell’anime tratto da questo, non vi preoccupate: GANTZ:O è un film che si regge sui propri piedi. Non solo perché riprende solo tangenzialmente e in modo alternativo alcune vicende del manga, ma soprattutto perché non è altro che un’ora e mezza di divertente azione videoludica e piacere visivo. Rispetto ai due precedenti film tratti dalla saga, ovvero Gantz – L’inizio Gantz Revolution, questo è interamente animato ed è un’animazione estremamente realistica e allo stesso tempo molto fedele ai disegni di Oku.

Ma di che GANTZ:O (l’ho fatto di nuovo…) parla ‘sto film?

Masaru Kato è un animo nobile che, per aiutare un signore aggredito sulla banchina della metro, finisce spanzato con un coltellaccio e stira le zampette. Al risveglio anziché il valhalla, il paradiso, San Pietro, Re Kaioh o chi per loro, si ritrova in un monolocale di Tokyo alta insieme a Suzuki, il Giancarlo Magalli di Shimokitazawa, Reika, la Emanuela Folliero di Omori e un ragazzino insopportabile che chiameremo Mirko, anche se si chiama Nishi. Al centro della stanza c’è Gantz, non il centravanti degli anni ’90 di Inter e Milan (a questo punto credo che sia solo bisogno d’affetto), bensì una sfera nera che detta le regole del gioco: questa allegra combriccola di morti deve combattere una serie di mostri e demoni che hanno colpito le città di Tokyo e Osaka, sfruttando tute in grado di potenziare la loro prestanza fisica e armi super tecnologiche. Gran parte della bellezza sta proprio qui: una serie di uccisioni che entreranno nella vostra classifica delle uccisioni preferite nel mondo del cinema, tanto che la zombie kill of the week di Zombieland potrebbe sembrare robetta. Se sopravviveranno o totalizzeranno un certo numero di punti, Kato, Reika, Suzuki e Mirko potranno tornare nel mondo reale, se invece moriranno saranno persi per sempre. Esattamente come il purgatorio che Dante aveva immaginato tanti anni fa. Più o meno.

Ora, io qui voglio lanciare un suggerimento in conclusione: se Platinum Games e Square Enix, autori di NieR: Automata leggeranno mai queste righe, dovrebbero considerare l’idea di realizzare un videogioco (non un Battle Royale) per la nuova generazione di console in arrivo basato su Gantz. Perché? Perché lo voglio tipo adesso.

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