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Blue Ruin (2013)

Mamma ho perso l’aereo, ma Kevin ha perso i genitori e cerca vendetta.

Ogni regista degno di questo nome o che abbia portato qualcosa di innovativo o di fresco nel mondo del cinema, ha cominciato nello stesso modo: un film a budget misero che è diventato un cult, perché riscoperto dal grande pubblico o dalla critica. Jeremy Saulnier ne ha dovuti fare due, ma Blue Ruin fortunatamente è riuscito nell’intento di inserirlo nella mappa dei nuovi registi da tenere d’occhio.

La storia della realizzazione di Blue Ruin è interessante tanto quanto il film stesso. Nel 2007 Saulnier realizza con due spicci Murder Party, un film divertentissimo e che sperava potesse portargli la gloria, ma che invece passa quasi inosservato. Insieme all’amico di una vita con cui ha inseguito il sogno di vivere di cinema, Macon Blair, comincia a fare i conti col fatto che per loro forse non ha funzionato, che ormai sono troppo vecchi per riuscirci. Proprio per questo però vogliono fare un ultimo tentativo. Così, con i risparmi di casa Saulnier e con una campagna Kickstarter da 35mila dollari, nasce Blue Ruin.

Dwight è un novello Batman. Non nel senso che va in giro in costume da pipistrello a combattere nemici improbabili, quanto piuttosto perché gli hanno ammazzato entrambi i genitori e ora cerca di farsi giustizia da solo. Proprio questo è il tema centrale del film: la vendetta. Ma dimenticate tutti gli altri revenge movieBlue Ruin a tratti sembra Mamma ho perso l’aereo se fosse un thriller in cui i McCallister anziché dimenticare il figlio, fossero stati uccisi da bifolchi di provincia. Battute a parte, il succo è proprio lì: Dwight sembra un bambino spaventato che crede che quello della vendetta sia diventato il suo obiettivo nella vita, dopo aver passato i dieci anni della condanna del presunto assassino dei genitori a vagabondare schiacciato dal peso del proprio dolore. Ora che sta per tornare in libertà, Dwight recupera apparentemente lucidità, ma non è chiaramente portato per il compito che si è imposto.

Non ci sono vincitori, non ci sono eroi per cui fare il tifo e la violenza e la vendetta sono cose da cui lo sguardo di Saulnier ci fa prendere le distanze, spaventati quasi quanto Dwight dalla devianza morale in grado di essere raggiunta dall’essere umano. Non c’è l’esaltazione di un vendicatore implacabile, ogni omicidio è un omicidio. Questa è la vera forza di Blue Ruin.

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