Per darvi una ragione per vedere Dal tramonto all’alba, qualora non l’abbiate già fatto, basterebbero due parole: Santanico Pandemonium. Capirete sicuramente al momento giusto.
Volendo essere un po’ più precisi, Dal tramonto all’alba è paragonabile a quelle sere in cui non vi va proprio di uscire e i vostri amici vi costringono quasi a forza e la vostra serata cambia completamente. Finite in locali poco raccomandabili come il Titty Twister e dopo il terzo negroni cominciate a vedere i mostri. Che è poi quello che succede nel film, come solito quando metti insieme Quentin Tarantino (sceneggiatore) e Robert Rodriguez (regista).
Un film spezzato in due dunque. Nella prima metà George Clooney e Peter Griffin se non fosse stato grasso, ovvero Quentin Tarantino nella parte del fratello stupratore ed assassino, fuggono verso il confine dopo aver compiuto numerosi delitti. Per riuscire ad entrare in Messico rapiscono una famiglia capeggiata da Harvey Keitel nei panni poco credibili del pastore che ha perso la fede (dai ce lo vedete veramente Harvey come predicatore?). Una volta varcato il confine dovranno aspettare il loro contatto al Titty Twister, il locale che vorremmo in ogni città, cittadina, paesello o quartiere del mondo, dal tramonto all’alba. Ed è qui che entra in gioco la svolta rappresentata da Santanico Pandemonium, ovvero una conturbante e straripante danzatrice che ha le sembianze di Salma Hayek, ma che rivela la vera natura del Titty Twister: è un covo di vampiri.
Sbam! Il film si trasforma, come Santanico e, da thriller di serie b, diventa un horror di serie b, entrato ormai nell’immaginario cult di tutti i cinefili. Sempre che dopo il ballo di Salma Hayek sia rimasto ancora un filo di raziocinio in voi.
P.S. Piccola menzione per la colonna sonora da urlo con ZZ Top, Jimmie Vaughan, Steve Ray Vaughan e i Tito And Tarantula.