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Collateral (2004)

Collateral

Non avete mai visto Tom Cruise così.

Tutto quello che dirò su Collateral sarà di parte, perchè è uno dei miei tre film preferiti e Michael Mann è probabilmente il mio regista preferito. Ci sono però buonissimi motivi per essere di parte, oltre al fatto che questo sia il film che mi ha fatto innamorare del cinema tanto da aprire un sito qualche anno dopo, il che dovrebbe già essere abbastanza indicativo della sua qualità.

Fin da quando ero piccolo ho sempre apprezzato incredibilmente le storie in cui il protagonista è una persona ordinaria, che può incarnare l’essenza di uno qualsiasi di noi comuni mortali, e d’improvviso viene catapultato in una situazione straordinaria. Faccio immediatamente il tifo per lui, mi immedesimo, penso a come avrei agito io. I sogni più drammaticamente belli che abbia mai fatto hanno più o meno tutti questo andamento. Se poi queste storie si svolgono in un tempo ristretto come ad esempio una sola notte, allora ci vado proprio a nozze.

Collateral fa esattamente questo. Max è un tassista a cui piace lavorare di notte. Persone più tranquille, meno traffico e mance più alte, dice lui. Una sera sul suo taxi super pulito sale una donna, Annie, che sembra lontana anni luce dal mondo di Max. Donna forte, in carriera, non smette un secondo di parlare al telefono. Max ha quasi 40 anni e fa “ancora” il tassista. Eppure i due trovano un punto di contatto parlando del traffico e cominciano una conversazione sulla propria vita. Penseresti “cavolo ma questo allora è un piacevole film romantico con una scrittura intelligente, guarda che carini che sono”. Manco per il cazzo. Annie lascia il taxi di Max, non prima di avergli lasciato il proprio numero, e il cliente successivo cambierà la vita di Max per sempre. Dice di chiamarsi Vincent e di essere in città per una sola notte per chiudere un contratto immobiliare in 5 fermate. Offre 700 dollari a Max per scarrozzarlo in giro tutta la notte. Sarebbe contro le regole, ma quei soldi farebbero comodo a chiunque, specialmente a chi sogna di aprire la propria compagnia di taxi di lusso. Come dare torto a Max? In fondo quel passeggero ha la faccia di Tom Cruise e mica puoi andare a pensare che sia un killer assoldato da cartelli messicani, no? E invece quella notte prenderà esattamente quella piega.

Nonostante abbia interpretato il cattivo in altre due occasioni (Taps e Intervista col vampiro), un Tom Cruise così non vi ricapiterà mai più, a meno che non si pensi a un crossover in un fututo John Wick (oh, io l’idea ve l’ho data, ora fatelo succedere). Collateral non è solo l’ennesimo film d’azione da tutto in una notte, è un duello anche psicologico tra due visioni della vita che non potrebbero essere più distanti ed entrambe proveranno a mettersi in crisi a vicenda. Se in Heat i due protagonisti erano uno lo specchio dell’altro, qui è tutto l’opposto. E Collateral è di fatto un seguito ideale di quel capolavoro, perché anche qui Michael Mann immerge la sua storia nelle atmosfere notturne di Los Angeles, tanto che il treno all’inizio di Heat è lo stesso della fine di Collateral. Una città in cui tutto sembra disconnesso e nessuno si conosce. Una città in cui un tizio una volta ha preso la metropolitana ed è morto. Ci sono volute sei ore prima che qualcuno se ne accorgesse, il cadavere ha fatto il giro della città, gente è salita e scesa, si è seduta accanto a lui. E nessuno l’ha notato.

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