Va bene, lo ammetto, ho ritirato fuori questo film proprio ora che sto vivendo in Australia. Volevo ricordarmi di quanto quelle immagini della terra dei canguri potessero essere, all’epoca della mia prima visione di molti anni fa, così esotiche, lontane, irraggiungibili. Ora che la distanza chilometrica si è assottigliata, vedere queste realtà con i miei occhi mi fa rendere conto ancora di più del valore di Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata.
Gli italiani in Australia oggi tendono istintivamente a riunirsi, aiutarsi e cercarsi come una piccola cooperativa tricolore. E così accadeva anche cinquanta anni fa, nei ’70 australiani raccontati in questo film di Luigi Zampa. Ed ecco che il film, visto ai giorni nostri, oltre ad essere di base un film leggero e piacevole, assume un prezioso valore storico-documentaristico. Un valore che il tipo di spettatore acuto dei nostri anni ’10, uno spettatore sensibile alla storia della nostra gente, del nostro popolo, dell’Italia e dell’italianità non potrà fare a meno di notare.
La coppia di protagonisti è affiatata e perfettamente equilibrata nei loro opposti: un Alberto Sordi cotto dal sole arido dei deserti australiani e una Claudia Cardinale tanto stupenda quanto tagliente. Entrambi offrono una intelligente prova d’attore, che incarna perfettamente quello che doveva essere l’atteggiamento, lo stupore e la disinvoltura di un emigrato in Australia e di una ragazza della strada, ignorante, speranzosa e determinata, appena sbarcata in una terra a lei ignota e ostile.
La trama di Bello, onesto, emigrato Australia nasce e si sviluppa su elementi e modi di fare che dovevano proprio essere tipici degli italiani che vivevano in Australia. Per questo considero questo film un cult. Un film che rientra in quel tipo di commedia all’italiana intelligente: quella che vuole far sorridere raccontando l’amaro di una ben delineata situazione storico-sociale del nostro paese.