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Violent Cop (1989)

Il conte Takeshi è pazzo e spara.

A Takeshi Kitano, così come ad Azuma, il personaggio che interpreta nel suo Violent Cop, delle leggi non frega nulla. Lui fa il cazzo che gli pare, come gli pare, quando gli pare. Dio e giudice supremo di un film che non potrebbe essere più suo di così. Una volta stabilito questo, un po’ di contesto per comprendere un cult assoluto.

Quando nel 1989 dicono a Kitano “Ao a Takè, ‘o voi fa er protagonista in un film de Kinji Fukasaku?“, Takeshi risponde “perché parli romanaccio se stiamo in Giappone?” e va detto che tutti i torti non ce li aveva. Decide comunque di accettare ma in quel periodo Takeshi è una stella di prima fascia della tv giapponese e lo sapete bene tutti, perché è proprio lui il conte Takeshi di Takeshi’s Castle. Sostanzialmente si mantiene facendo principalmente lo spiritosone e ha un programma di riprese serrato per la tv, per cui se Fukasaku lo vuole deve accettare di girare il film a settimane alterne. Fukasaku non ci sta, se ne va e in quel momento nasce lo spirito registico di Takeshi Kitano.

Violent Cop, Violent Director

A quel punto Kitano prende la sceneggiatura originale di Hisashi Nozawa e la ribalta come un pedalino. Si presenta il primo giorno di riprese con una maschera e un vestito da kendo e alzando la spada al cielo inizia a gridare. Sul set cala il gelo, tutte facce serie, ma Takeshi aveva fatto il comico fino al giorno prima e voleva solo farli ridere. Consapevole di aver fatto un po’ una vaccata, comincia a girare a raffica per far capire chi comanda, tutto buono alla prima. Poi cambia tutti i dialoghi della sceneggiatura durante le riprese, va contro qualsiasi suggerimento della crew che era ancorata a inquadrature e stili registici più classici e fa il cazzo che vuole e se non ti sta bene, muto.

Così nasce Violent Cop quasi per caso, spinto dall’istinto di uno che fino a 5 minuti prima voleva solo farti ridere e ora è diventato un poliziotto violento che se ne infischia delle regole e usa i suoi metodi brutali per cercare di risolvere un caso irrisolvibile figlio di una malattia inestirpabile: la Yakuza. Lo vedi vagare per tutto il film con questo passo caracollante, schiacciato dal peso di un’esistenza sempre più condizionata da fattori esterni, che sente l’alito della morte incombere e con la violenza come unico rimedio alla violenza fisica e sociale. Così come il suo poliziotto prende a calci e pugni qualsiasi cosa gli capiti a tiro, così Kitano ha preso a calci e pugni il cinema fino ad allora conosciuto e ha iniziato con Violent Cop il suo cammino da Violent Director.

P.S. Non so in che periodo storico leggerete quest’articolo, ma nel momento in cui viene scritto nella nostra società si parla un sacco di Joker di Todd Phillips. Questo è il film che sarebbe potuto essere Joker, ma non è stato.

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