“Jesus Christ, Jesus Christ, who are you? What have you sacrificed? Jesus Christ Superstar, do you think you’re what they say you are?”, ecco cosa canta il Giuda afroamericano in abiti hippie in una famosa scena di uno dei film biblici più appassionanti: Jesus Christ Superstar.
Il film di Norman Jewison è un’opera rock concepita con l’esplicito intento di rivoluzionare il mainstream su una tematica considerata (ancora oggi) “intoccabile” in moltissimi Paesi, non solo in Vaticano. Come nel più autentico mood sessantottino, il film è una sfilata di personaggi che sembrano usciti da una comune hippie e su questa pacifica(ta) rivoluzione punta tutto il film: fare rivoluzioni senza fare la guerra si può? Detto altrimenti: è possibile che il rock e il messaggio cristiano condividano le stesse volontà? (Sad fact: il ruolo di Gesù in principio era stato affidato a Ian Gillian, leader e cantante dei Deep Purple, poi fu scelto Ted Neeley, perché più somigliante alla figura iconica di Gesù; forse non credevano che avremmo capito il nesso?)
Jesus Christ Superstar si apre con un gruppo di attori che arrivano a Gerusalemme con un pulmino, scaricano la costumeria e si preparano ai loro ruoli: Ted Neeley veste Gesù, Carl Anderson Giuda, Yvonne Elliman Maria Maddalena mentre tutti gli altri, dal tettuccio del pullman, sollevano l’enorme croce con cui ormai siamo abituati a simboleggiare tutta la vicenda cristiana: tutti pronti a rappresentare il teatro della storia di Gesù (in effetti: ricordiamo che il film è la versione cinematografica del musical di Tim Rice, autore dei testi, e Andrew Lloyd Webber, autore della musica).
Jesus Christ Superstar è stato girato nel 1973, in piena guerra del Vietnam, ed è chiaro l’intento fortemente sociale, oltre che provocatorio, del film: Gesù scende sulla Terra per rinnovare il ricordo del suo messaggio eterno: “Fate l’amore non fate la guerra”. Nella storia Gesù è un rivoluzionario contemporaneo, una irriducibile rockstar che accoglie tutti e non si sottrae ad alcuna persona, donna, uomo o infante attorno a sé: Gesù Cristo Superstar non riconosce alcuna separazione morale fra sé e il prossimo.
Inutile dire che la realizzazione del film fu fortemente criticata: va bene i fiori nei cannoni, ma Giuda afroamericano, Maria Maddalena asiatica, Gesù in abiti hippie ed Erode vestito come Er Piotta in Supercafone erano troppo disturbanti per l’icona di uno status quo senza luogo né tempo (?). Tuttavia quando un concetto è potente (e pacifico) nulla può ostacolare l’immaginazione e così, nonostante le critiche, Jesus Christ Superstar è riuscito a regalarci una gemma preziosa della storia del cinema occidentale: un’immagine più umana e vulnerabile di Gesù, una storia di solidarietà che fa bene anche alla società laica. “He is a man, he is just a man“ canta Maria Maddalena.
Divenuto un cult soprattutto per l’estetica che accosta elementi sessantottini ai fasti dell’antico Impero Romano – demoni rappresentati come aerei Condor, soldati romani in abiti militari con mitra sulle spalle, la sterlina come simbolo della corruzione umana – Jesus Christ Superstar è un film unico nel concept, una gioia per gli occhi e un dolcissimo rock per le orecchie!
Siete cattolici? Protestanti? Buddisti? Atei? Pastafariani? Non importa quale sia il vostro credo. Jesus Christ Superstar è un film che – visto nell’ottica di una delle più grandi narrazioni umane – rispolvera il senso sociale del suo contenuto e lo fa coincidere con uno dei momenti più netti in cui la storia occidentale aborra la guerra, quella della “generazione dei fiori”. Non da meno, sia chiaro, la goduria di immergersi nelle atmosfere psichedeliche della musica rock anni ’70, capace di restituire, a chi come me non le ha vissute in prima persona, un pezzettino dell’immaginario di Woodstock.