Tratto dal romanzo di Lionel Shriver …e ora parliamo di Kevin (We need to talk about Kevin) è il film da (non) vedere mentre stiamo riflettendo se sia il caso di diventare genitrici. Disturbante, glaciale e sconveniente da tutti i punti di vista: Lynne Ramsay ha fatto un film horror sugli abissi della maternità. Avete presente l’inquietudine che trasmettono i bambini quando ti fissano con quegli occhietti insolenti e penetranti? Dopo questo film non potrete più sfuggirle.
La storia riguarda Kevin (un Ezra Miller non ancora noto per aver twittato un video in cui strozza una fan), un ragazzino problematico, un provocatore, un violento. Un po’ come in Donnie Darko, il film di Ramsay non fornisce la storia del suo trauma, ma dall’inizio appare chiaro che egli sia una specie di condensazione dei timori e dei disagi di sua madre Eva (l’impeccabile e divina Tilda Swinton). Infatti, al contrario di Donnie, Kevin non ha alcuna redenzione: è il frutto più marcio delle più oscure paure di una madre, di non saper instaurare un rapporto di empatia col neonato e di crescere un mostro.
Un capolavoro, quello di Ramsay, che scuote gli animi più indulgenti. …e ora parliamo di Kevin parla della relazione madre-figlio in modo del tutto inedito, non solo perché tira fuori tutta l’insicurezza e la sensazione di inadeguatezza che dimora in una neomamma, ma anche perché approfondisce quella perversione di sentirsi unico e speciale che alberga in un figlio. Sono certa che questo film abbia ulteriori livelli di lettura, ma a me ha entusiasmato la scelta di andare oltre quella storia cinematografica che ancora crede originale il sentimento di odio per la madre. …e ora parliamo di Kevin è un originalissimo rovesciamento cinematografico che mette in scena la paura (più che fondata) del figlio in una sorta di psicodramma con la madre, ridefinendo e allargando il senso alienante dello stare al mondo.