Per molto tempo – ma ero giovane – Trainspotting è stato per me il film DELLA VITA. Il suo impatto – avevo quindici anni quando lo guardai la prima volta – fu enorme.
No, non cominciai a farmi di eroina (per chi non ne sapesse nulla: è un film in cui la gente si fa di continuo).
Ma certe immagini, quelle canzoni, gli oggetti: il bicchiere, il tappeto e il cesso; e una certa visione edonista, catartica, fatale e vuota della vita – non c’è dubbio – mi hanno segnato, formato. “Scegli la vita“. Scegli una vuota cazzo di vita, che tanto niente ha senso.
Forse è per questo che per tanto tempo Trainspotting non l’ho più rivisto. E per questo probabilmente scrissi la mia recensione di T2 (su un altro sito) mosso da puro furore. In pratica arrivai a giudicare Boyle di auto-lesa maestà. In compenso all’anteprima stampa gli strinsi la mano, quindi boh. Senza quell’obbrobrio di sequel non avrei mai visto dal vivo il buon Danny. Ma ancora: chissenefrega? Aveva pure la mano sudata. No, meglio se non lo facevano quel cazzo di sequel.
Ecco, l’ho fatto di nuovo: Trainspotting è un buon film, e nessun sequel – per quanto brutto (che poi così brutto non è: ha troppa paura dell’originale) – può retroattivamente inficiarne la qualità.
Ma poi, davvero, com’è questo Trainspotting?
Non so proprio. Un tizio molto più grande di me – uno di quei momentanei amici da metropolitana o aereo – mi disse che non considerava Trainspotting un bel film. Sicuramente non l’aveva visto a quindici anni.
A lui piaceva Il tè nel deserto di Bertolucci. Col cazzo che mi andai a guardare Il tè nel deserto.
Per dirvi com’è Trainspotting dovrei prima recuperarlo. Posso farlo. In fondo adesso sono “grande”. Sono immune. Magari nel frattempo riesco anche a considerare la mia “scelta”, se mai ne ho fatta una. Ho un po’ paura.
Ho come l’impressione d’aver vissuto da spettatore, fissando i treni che passano con superba segreta invidia. Ma una cosa la posso affermare: non l’ho scelta, la “vita”. Non quella, cazzo. E vaffanculo a te, Rent Boy.
[…] si impara a farne di nuovi, la madre superiora, tanto per citare un altro film di Danny Boyle (Trainspotting). Le sequenze di una Londra deserta con Cillian Murphy, che sconsolato si aggira solitario, hanno […]
[…] scegliere, manco foste in Trainspotting. O siete lo strafatto di acidi che si abbandona alle allucinazioni, oppure siete il “bravo […]