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The Chaser (2008)

The Chaser

Tratto da una storia vera.
Aridaje.

Quando si tratta di drammaticità, i sudcoreani è come se facessero la scarpetta nella più grande pentola di sugo del mondo.
Ve ne abbiamo parlato in svariati film come Lady Vendetta o Parasite, ma con The Chaser di Na Hong-jin siamo finalmente arrivati al punto di svolta che aspettavo.
Regà, il film è tratto da una storia vera.
Capito? Ripercorre le orme del serial killer che ha sconvolto Seoul, Yoo Yung-chul.
Roba che quelle “storie vere” alla Fargo dei Coen, che poi manco vere erano, impallidiscono scodinzolando in un angolo.
Hanno consegnato ‘sto pentolone nelle mani di Hong-Jin, che per l’emozione se l’è rovesciato di sopra al primo ciak, innescando un’esplosione di sapori senza precedenti.

The Chaser racconta dunque di questo efferato omicida e della sua nemesi, il nostro protagonista, che di eroico ha un bel ciufolo.
Ex detective e diventato pappone a tempo pieno, Joong-ho perde le tracce di una delle sue protette: la povera disgraziata è finita nelle mani del serial killer, nascosta in una cantina di Seoul. Accompagnato dalla solita incompetenza delle forze dell’ordine sudcoerane (tra un po’ ci scriviamo un trattato a riguardo), Joong-ho affronta una corsa contro il tempo per salvare la ragazza.

Opera prima del regista, prodotta con 2.6 milioni di dollari, ne incassa 36.
Cosa c’è di tanto speciale in The Chaser da farlo diventare un successo internazionale simile?
Se avete visto Goksung, sapete già che Hong-Jin è un genietto non solo dietro la macchina da presa, ma soprattutto alla scrittura.
Con una mossa degna di un 7even di Fincher, in The Chaser il serial killer viene sgamato e catturato a metà film.
Lasciando lo spettatore tra l’interdetto e lo stupito.
E no cari amici, nessuno spoiler: il giro di boa nel sugo è appena cominciato, in un twist di drammaticità e colpi di scena densissimi, verso il finale che è praticamente una mattonata.
The Chaser e la sua struttura narrativa insolita hanno fatto scuola nei thriller, ispirando sicuramente altri film come I Saw The Devil.
Ma questo è un altro Cult e un’altra storia.
E io ho finito le metafore culinarie e non sono Benedetta Parodi.
Vedetevi ‘sto Cult, su.

Durata:

  • 2h 5min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

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