Scanners di David Cronenberg è il sacrosanto merito e motivo se oggi idolatrate Eleven di Stranger Things.
Ora, il mio pessimo carattere metterebbe un punto qui e chiuderebbe questa recensione perché tanto basta, ma vi devo ancora una roba come 200-250 parole (la redazione conferma, per favore continua Bucio, n.d.r.).
Partiamo dai fondamentali: gli Scanners sono esseri umani dotati di enormi poteri telepatici, capaci di ascoltare i pensieri altrui, fermare o accelerare il battito cardiaco di chi hanno di fronte, fare esplodere teste, autocombustione ed altre cose piuttosto brutali e fichissime.
Revok (interpretato da un magnetico Michael Ironside) è uno dei primi Scanners esistenti, ebbro di potere e bastardo fino al midollo, dedito a riunire i suoi “fratelli” per creare un esercito, chi gli va contro fa la fine del tacchino il giorno del Ringraziamento (decapitato o cotto al forno, non vedo alcuna differenza).
Sarà compito di Cameron (Stephen Lack), uno Scanner dai poteri sopiti ma potentissimi, cercare di fermarlo.
Mettendo da parte un attimo i vari intrecci ed i personaggi secondari, Scanners viene sorretto maggiormente dal suo protagonista ed il suo antagonista.
Due facce della stessa moneta, stessi poteri, esigenze narrative diverse, entrambi gli attori in stato di grazia.
Inutile dirvi che lo scontro finale tra i due, nella sua semplicità, è epico oltre ogni dire, ed il bodyhorror di Cronenberg culmina in un contro-finale che ancora a distanza di quasi quarant’anni riesce a stupire.
Scanners può dunque definirsi un capostipite dei film a tema ESP, di grande atmosfera, ma soprattutto d’ottimo impatto per quanto riguarda gli effetti speciali e make-up (al timone troviamo Dick Smith, che ha curato il trucco de L’Esorcista).
Insomma, un Cult da cui Stranger Things ha potuto rubacchiare a piene mani.
Volevo dire “citare”, scusate.
(Gesù Cristo, è più forte di me, fratelli Duffer della mia minchia.)