Andiamo: insegnare inglese, muoversi in bici, gesticolare con la mano e adorare Barbra Streisand fa di te un omosessuale?
Che poi, dico, se anche fosse?
Questo film gioca con le categorie più vecchie e stantie che un discorso cinematografico sull’omosessualità possa riportare. Ma – diciamolo subito – la verità è che non ci frega niente. In & Out è un film-modello: bello e un po’ vuoto. Non fraintendetemi: anche se non lo vedrei più di due volte, quelle me le godo tutte! E non solo per la scena più famosa di Howard Brackett (Kevin Kline) che prova a resistere alla musicassetta per ‘very uomini’
o perché ad un certo punto ci aspettiamo che gli alunni salgano tutti sui tavoli e urlino “capitano, mio capitano”; In & Out ci piace perché tutti – tranne il protagonista, a quanto pare – dicono tutto quello che gli pare, quando gli pare.
- Cameron Drake (Matt Dillon) al conseguimento dell’Oscar per un film su un militare omosessuale: «Al professor Brackett, che è gay!» (riferimento al discorso di Tom Hanks agli Oscar 1994, che ha ispirato il film stesso)
- Una giornalista: «È giusto che i gay tocchino i cibi freschi?»
- Emily Montgomery (Joan Cusack): «Grazie a Dio i miei sono morti: questa storia li avrebbe uccisi!»
- Peter (Tom Selleck): «E così ho detto semplicemente “mamma, papà, Rintintin, sono gay!”»; Howard: «E cos’è successo?»; Peter: «Be’, mia madre ha pianto, il mio capo ha detto “chi se ne frega” e mio padre ha detto “ma sei così alto!”».
Perciò tu, che sei troppo In per questo film, dì pure quello che ti pare(!), fa’ coming Out, butta fuori la cancerogena bile nera e – come dicono a Roma – stacce!