A chi risultasse un feroce mistero il fascino di cui godeva l’inglesino Hugh Grant un paio di decenni fa, gli basti (ri)guardare Quattro matrimoni e un funerale, commediola cinica e adorabilmente romantica, leggera come pioggia estiva sull’asfalto londinese.
Il film segue un gruppo di amici partecipare, non necessariamente nell’ordine del titolo, a degli eventi particolarmente aggreganti (di rado persino emozionanti!) quali sono matrimoni e funerali. Gli occhi del protagonista sono quelli del goffo, timido, irresistibile sciupafemmine Charles (Grant), il quale s’invaghisce di una volubile americana (Andy MacDowell) che incontra a ciascun evento.
Lo charme del film, naturalmente, non risiede soltanto nei sorrisi fra i due (incerto e storto quello di Grant, luminoso quello di MacDowell): memorabili sono l’altera eleganza di Fiona, gli eccentrici panciotti di Gareth, la dolce modestia di Matthew, l’allegrezza sbarazzina di Scarlett (l’attrice che la interpreta, Charlotte Coleman, morì giovanissima qualche anno dopo).
E ancora, più in generale, Quattro matrimoni e un funerale è un letto caldo quando fuori è già tardi, o un polaroid sbiadita, ritrovata fra le pagine di un logoro diario, da cui si affaccia il sorriso aperto di un compagno di liceo o di un vecchio fidanzato che adesso, ti dicono, ha già figli.
Sono solo gli Anni ’90: possibile che ci appaiano già così tremendamente chic?