Ce n’è voluto, ma finalmente ho capito di che parla Mr. Nobody. In fondo bastava che mi decidessi a guardarlo, una buona volta! Dopo decine di “L’hai visto Mr. Nobody? Capolavoro!” e di me che: “Eh ma bellissimo!“, me ne sono stato seduto buono per quelle due ore e mezza, stupito. E potevate dirmelo che Mr. Nobody è lo Sliding Doors per hipster! L’avessi saputo, l’avrei visto subito. O forse non l’avrei visto affatto.
Ma con Sliding Doors è tutto molto semplice. Le possibilità sono due: muori giovane o muori un po’ dopo. Il signor Nemo Nobody (vale a dire Nessuno Nessuno) è figlio dell’internet, dell’eccesso di stimoli, e di tutte quelle teorie scientifiche fiche che non sai di che parlano ma ti fanno sentire intelligente e tormentato, come Ashton Kutcher in The Butterfly Effect. Mr. Nobody, dicevo, è un tipo complicato: due sole linee temporali, dice lui, son roba da lattanti. Lui procede ad albero e se ne fa una decina. In una di esse, per dare un’idea, Nessuno Nessuno è il personaggio di un libro che in un’altra dimensione lui stesso scrive… mentre è in coma! Qualcuno ha provato a spiegarlo così:
E non è tutto: il protagonista, da vecchio, ha vissuto tutte le linee temporali, comprese quelle in cui muore giovane. È come se vedesse tutto quanto succedere nel medesimo istante. Non contenti, ci ficcano dentro la teoria delle stringhe, la reversione del tempo a seguito della contrazione dell’universo, la memoria genetica e i viaggi su Marte.
In tutto questo marasma spazio-temporale, era inevitabile che si perdesse qualcosa in profondità: le varie timeline, ad esempio, si dipanano a seconda di come butta con le tipe, e c’è molto più determinismo di quanto farfalle e foglie non facciano pensare.
Un film del genere, con tale ambizione totalizzante (“ogni umano non è altro che infinite possibilità”), ti chiede di perdonargli qualche peccatuccio semplicistico.