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Miseria e nobiltà (1954)

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La vera miseria è la falsa nobiltà.

Povertà d’animo e privilegio sociale: Miseria e nobiltà è il culto della storia italiana che ti scalda quando ti senti ordinario e ti fredda quando stai andando in choc iperglicemico a causa dell’ennesima stucchevole commedia made in USA.

Non è facile spiegare in prosa ciò che il film decanta in poesia. Potremmo forse dire che la pellicola è retta dalla “sostanza”: la consistenza intensa dei dialoghi magistralmente cuciti da Totò sul personaggio di Felice Pasquale, l’onnipresenza (o totale assenza) del cibo, continuamente anelato dalle due famiglie conviventi e la tangibilità delle tensioni fra i personaggi resa granitica dallo spessore dei loro caratteri.

Per una volta metterei da parte la pur interessante e intricata storia principale: lo scambio “di classe” delle due famiglie povere nei panni di una famiglia ricca e aristocratica, con lo scopo di consentire ad un giovane aristocratico di sposare una ballerina proveniente da una famiglia ricca ma borghese. Non mi dilungherei sugli artifici più classici della commedia italiana: gli espedienti di una vita comunitaria forzata, la goffaggine di un uomo che si ritrova a non poter più sfuggire il confronto con una donna tradita e a cui ha sottratto il figlio e in generale l’ilarità che suscita la fame con la sua cecità e coi suoi risvolti patriarcali che costringono bambini e adulte a fuggire e ad improvvisare soluzioni di sopravvivenza. M’interessa una prospettiva che non avevo mai avuto quando ero più piccola e il mio sguardo era ben intriso della trasfigurazione dei ruoli di potere.

Alla fine della pellicola, come di consueto, Totò esplicita la summa filosofica: «La miseria vera è la falsa nobiltà». L’avevo presa letteralmente: il tragicomico escamotage di mentire per sfamarsi che si risolve nella morale seria in cui siamo tutti uguali e non ci sarebbe alcuna ragione di fingere. Passato più di mezzo secolo, tuttavia, un film che privilegia un certo realismo positivo ad un idealismo difensivo, ha ancora qualcosa di nuovo da dire. Lo fa attraverso il personaggio di Luisella, l’amante e convivente di Pasquale.

L’atipica villain  di Miseria e nobiltà

Unica vera villain di Miseria e nobiltà, Luisella rappresenta lo sguardo impietoso di chi punisce le illusioni d’amore e i sogni di avventura che l’amante millantava alla moglie e che poi ha millantato a lei. Dall’inizio viene indicata come primo capro espiatorio della morale borghese e bersaglio prediletto di tutto il gruppo costretto a vivere in una specie di stato di cattività.

Luisella è un personaggio solo apparentemente secondario, ma sarebbe una vera e propria rimozione concettuale se non dicessimo che la sua assenza dal film coincide proprio col momento in cui i poveri “diventano ricchi”. Attraverso di lei, Totò viene assolto dalla moglie (che così trova infatti la sua ultima valvola di sfogo) e ancora grazie a lei che si riassesta la verità e il diritto alla propria esistenza reale, perché è lei che infine svela ogni trucco con la sua presenza in palco. L’amante di Pasquale è insomma l’antisistema, il contrario dell’angelo del focolare e della moglie pronta al perdono, la nemesi del personaggio che pur di accettare il sistema mostra deferenza e finge nobiltà; tant’è vero che l’intreccio si scioglie proprio quando è lei a decidere di avere quel che le basta per vivere e rendersi autonoma. È Luisella, infatti, che, un attimo prima che Totò e gli altri personaggi dichiarino la verità, rompe tutte le catene della finzione.

All’atto pratico è lei che interrompe la farsa per anticipare che “la vera miseria è la falsa nobiltà” non per una morale astratta, ma perché fingersi ricchi è un’ingiustizia e un tradimento a chi abbiamo lasciato nella realtà.

Trovate Miseria e nobiltà interamente su Youtube.

Durata:

  • 1h 35min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

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Informazioni sull'Autore

Mia Ansia-Love

Quando pensi che il romanticismo non faccia per te e poi t'innamori dei film francesi, quando ti senti un'immigrata perenne e poi ti dicono "radical chic", quando studi il pensiero degli uomini per poi accorgerti che le donne sanno già tutto da sempre nasce Mia Ansia-Love: una persona che dirige l'ansia per poterla amare.

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