Un’astronave scova una gigante crisalide di pipistrello (?) nei pressi di Saturno. All’interno, l’equipaggio s’imbatte in due uomini e una donna bellissimi, preservati da un sonno criogenico. Stacco.
Un sensitivo induce alla trance il direttore di un manicomio; gli ripete per 5 minuti buoni di lasciarlo libero. E lo bacia. Stacco.
Mentre Londra è prossima all’apocalisse, un astronauta e e un’aliena hanno un amplesso sull’altare di una chiesa. Fine.
Sono tutti momenti dello stesso film, Lifeforce, blockbuster di fantascienza schizofrenico d’ispirazione freudiana. Inizia come 2001 Odissea nello spazio, prosegue come The Quatermass Xperiment, finisce che è Il sogno più proibito di Sigmund (un film che ho già in mente di scrivere). Un’opera a metà strada fra Kubrick e Argento.
La forza vitale del titolo – come ne Il Quinto Elemento – è l’amore, tropo forte non particolarmente attraente per l’appassionato di fantascienza. Ma la verità è che non è facile superare le diversità di coppia, per chiunque. E quando convivi con un partner le difficoltà maggiori sono con tutta probabilità riconducibili alle abitudini alimentari: quindi o stai con un onnivoro o, come il colonnello Carlsen, il tuo love interest è una vampira aliena che ha in programma di banchettare con il sangue dell’umanità intera.
Con Lifeforce, il grande regista Tobe Hooper voleva fare il suo film Hammer. Purtroppo, nonostante la sceneggiatura scritta da un esperto come O’Bannon (Alien), fu un flop, ed è ancora oggi uno dei film di fantascienza più sottovalutati di sempre.