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Recensioni

Il marchese del Grillo (1981)

il marchese del grillo

“Bisogna esse seri quanno se scherza”

RECENSIONE PER I NON ROMANI

Cari non romani, quando verrete a fare una capatina al Colosseo et annessi, vi tornerà utile sapere che ci sono delle granitiche regole non scritte affinché un romano venga considerato tale e non venga tacciato di essere un abitatore delle zone limitrofe al di fuori del Grande Raccordo Anulare (burino, ndr). La pedissequa applicazione di queste regole vi consentirà di addentrarvi con più facilità all’interno della fauna locale, perché parlare romanesco come Massimo Boldi non vi renderà più simpatici.

Per dovere di sintesi, ve ne cito qualcuna a caso, facilmente applicabile.

  • Utilizzare “mortacci tua” e “daje” come saluto, per congedarsi, o come intercalare piazzato là ‘ndo capita, a fantasia.
  • Incarnare la filosofia dello STI CAZZI. Che non significa “caspita!” come nel Nord Italia, ma significa “sti cazzi”.
  • Guanciale con l’amatriciana, pancetta con la carbonara. Vabbè, le basi. Può tornare utile sostenere di saper fare “er mejo tiramisù de tutta Roma”.
  • Conoscere a memoria Febbre da cavallo come compendio di citazioni da riutilizzare a piacere.
  • Stesso studio da effettuarsi su Il Marchese del Grillo. E proprio qui vi voglio.

Il Marchese del Grillo è un cult per ogni romano, perché è forse il film che, più di qualunque altro, incarna lo spirito sprezzante, cinico e ironico della romanità di ieri e di oggi. Mario Monicelli diresse Alberto Sordi in questo fortunatissimo incontro tra due maestri eterni della Commedia all’Italiana. L’attore romano interpreta il Marchese Onofrio Del Grillo, un ricco nobile romano ai tempi di Papa Pio VII e della minaccia imminente dell’arrivo di Napoleone. L’ispirazione alla base rimanda alla figura di un duca romano, che, tra testimonianze reali e altre arricchite dal folklore popolare, divenne famoso per la sua abitudine di passare il tempo ad architettare gli scherzi più disparati ai danni di chiunque, ricco o povero che fosse. Il Marchese non guardava in faccia a nessuno quando decideva di attuare il suo scherzo.

Albertone con grande disinvoltura cala tutto sé stesso nei panni di un nobiluomo fin troppo consapevole di chi fosse e di come girava il mondo intorno a lui, un mondo dove tutto ciò che è considerato importante è in realtà solo un’etichetta per porre una netta distinzione tra il prelato, il ricco nobiluomo e lo stracciarolo. Il risultato è la storia di un uomo che non prende mai la vita troppo sul serio, perché non c’è niente di serio in una società fin troppo ipocrita per dargli veramente credito. E così, non gli rimane altro da fare che essere sé stesso, godersi la vita con chi la pensa come lui, e concentrarsi sull’unica cosa davvero onesta che è rimasta al mondo: lo scherzo. Tutto questo sullo sfondo di una Roma d’altri tempi, ma non così tanto antica da essere impalpabile. La Roma del Marchese del Grillo è reale e per molti versi contemporanea, con tutte le sue contraddizioni e le sue ingiustizie sociali. Qui ad essere il nemico è il francese, il nemico di Dio e del Santo Padre. Ma il Marchese, dal temperamento assai più “open-minded”, se ne rende conto fin da subito: il diverso non è il nemico, ma è una ventata d’aria fresca, l’unico con cui potersi confidare.

Perché parlare in maniera così seriosa di uno dei film più esilaranti della comicità romana? Perché il Maestro Monicelli, con la sua sensibilità di cantastorie popolare e colto allo stesso tempo, contorna ogni personaggio iconico, ogni scherzo e ogni gag con uno sfondo reale, profondo e a tratti malinconico; ed il film ha il pregio di far sbellicare talmente tanto dalle risate da farci addentrare in pieno nella gravità della situazione, senza però farcela mai pesare. È così per il rapporto tra il Marchese e Ricciotto (Giorgio Gobbi), il suo servitore preferito; per lo scherzo al povero giudeo Aronne Piperno (Riccardo Billi); per lo scambio con Gasperino er Carbonaro, un morto di fame dall’occhio scaltro; per il prete ribelle Don Bastiano (Flavio Bucci); per le scaramucce del Marchese verso il Papa (Paolo Stoppa), che lo tratta come un padre tratterebbe un figlio scalmanato; per l’arrivo della compagnia teatrale di francesi “dove le parti da donne le recitano addirittura delle donne vere” con i castrati che rosicano; e tante altre situazioni scherzose che il Marchese porta ai limiti dell’assurdo.

Guardate e riguardate Il Marchese del Grillo, un classico irrinunciabile per ogni romano e per ogni cultore della Commedia all’Italiana. E fate vostra la filosofia del Marchese: la vita è una tragedia dall’inizio alla fine, e allora non resta null’altro da fare che scherzarci sopra. Tradotto: MA STI CAZZI (vedasi sopra).

RECENSIONE PER I ROMANI

Non avete mai visto il Marchese del Grillo? Ve meritate un suocero così.

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Informazioni sull'Autore

Robert De Lirio

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