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Ecce bombo (1978)

Ecce bombo

Quando non sai cosa dire, ECCE BOMBO.

Di Ecce bombo esistono almeno due finali: uno è la brevissima scena conclusiva del film; l’altro è quello che ho sognato io la notte che l’ho visto. Premetto che era stata una serata particolare. Eravamo in cinque, una di noi ci aveva appena raccontato che il ragazzo l’aveva picchiata al ritorno da una festa. Dopo qualche ora sospesa, ci apprestiamo a vedere un film in cui cinque universitari post-sessantottini non sanno che cazzo fare, come agire la vita. Intanto penso che nella nostra reazione c’è qualcosa che non va, soprattutto in quella dei maschi. Poi tutti si addormentano e io mi faccio compagnia con il film, trascinandomi la sensazione di essere come Michele in mezzo ai suoi amici, che pensa di sapere qualcosa in più ma non sa cosa e comunque non riesce a dirla. Il sogno:

C’era un campo verde separato a metà da grandi lenzuola stese su un filo. Non c’era vento. Da una parte del campo era il futuro: la combriccola di amici del film è invecchiata e (non) ha (mai) smesso di dilungarsi in inutili monologhi sulla fuga dalla borghesia, di cercare qualcosa da fare, da amare. Dall’altra un presente alternativo (sempre sulla linea temporale del film) in cui l’ecce bombo si è attualizzato: Michele & Co. trovano infine nel terrorismo rosso l’unica illusione possibile, e riuniti attorno al tavolo in una stanza bianca sono intenti a costruire un nero ordigno mentre discutono su quale popolosa piazza romana posizionarlo.

Sarà durato sì e no due minuti di dormiveglia, e dava l’impressione di un eterno presente: le due scene costituite da miriadi di micro-movimenti e micro-parole, come un quadro puntinista; i personaggi di un lato vagamente coscienti dell’esistenza degli altri per via di un piccolo televisore sintonizzato sull’inossidabile Tele California, che trasmette l’immagine sgranata d’oltre il lenzuolo. Più i personaggi guardano i propri riflessi – come potrebbero essere, cosa potevano diventare – più hanno paura, e la scena s’immobilizza.

Insomma, un cazzo di incubo: Ecce bombo mi ha davvero terrorizzato. Tutto è fermo, allora come nei ’70, forse ancora di più: passano 40 anni e stiamo ancora lì, noialtri: ad aspettare: niente: siamo una crisalide, un grido! Ecce Bombo è un racconto mediano, un racconto di niente, valido per tutti gli autunni e tutte le primavere. Tant’è che ancor oggi è fonte inesauribile di citazioni (“ve lo meritate”, “mi si nota di più…”, “faccio cose, vedo gente”, e via così).

Però non abusiamone che Moretti poi s’incazza.

P.S.: fra le altre cose, Nanni predice il futuro di Augusto Minzolini.

Durata:

  • 1h 43min.

Regia:

Sceneggiatura:

Colonna sonora:

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Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

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