Questo film è così tanto cult che non hai bisogno di chiederti come lo sia diventato. Voglio dire, s’intitola Colazione da Tiffany, cosa c’è di più eternamente chic?
Eppure dietro l’apparente perfezione di uno charme senza tempo (l’irriverente Holly Golightly schiude il proprio cuore a un Gatto sulla scala antincendio suonando Moon River alla chitarra al bagliore di una luna newyorkese, uno scrittore squattrinato la osserva incantato dal piano di su) in Colazione da Tiffany succedono in realtà cose orrende che neanche Park Chan-wook. Orrende ti dico. Sto esagerando? Forse, ma decidiamo insieme dopo aver letto quanto scrivo qui di seguito.
Prendiamoci un attimo per parlare del giapponese di Colazione da Tiffany
Il burbero Mr. Yunioshi è un classico esempio di yellowface (quando un attore bianco, in questo caso il comico Mickey Rooney, indossa del trucco per imitare i connotati asiatici, spesso a scopo caricaturale. Qui alcuni esempi). Il viso grottesco, coi dentoni che sporgono e gli occhi chiusi, il ridicolo scandalizzarsi davanti al libertinismo della protagonista e la goffaggine slapstick lo rendono una delle rappresentazioni più razziste del popolo giapponese. Ma questo è niente!
Holly Golightly sapeva
Il personaggio di Yunioshi è un facile bersaglio cui puntare il dito contro, ma la vera colpa di Colazione da Tiffany è un’altra: il cinismo che, non credendo in niente, finisce per romanticizzare tutto: prostituzione (maschile e femminile), mafia, pedofilia, abbandono di animale e matrimonio forzato. Tutto questo succede nel film, ma viene liquidato con una scrollata di spalle della finta ingenua Holly. Ma come tutti i cult, alla fine Colazione da Tiffany riesce a farsi perdonare anche agli occhi dello spettatore più severo, infliggendo alla sua protagonista la punizione suprema: l’amore.