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Cafè Express (1980)

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Cafè Express: l’arte dell’arrangiarsi come lotta alla disoccupazione (tradizione che probabilmente non tramonterà mai…)!

Cafè Express di Nanni Loy è un viaggio grottesco che parla della disoccupazione del Sud Italia, un film che ancora oggi, per ovvi motivi, è molto attuale. Cafè Express è una dignitosa lotta alla sopravvivenza per contrastare la miseria. È un film crudo, perché realmente le ingiustizie sociali hanno generato dei personaggi scaltri come Michele Abbagnano (Nino Manfredi), protagonista del film, maestro dell’arte dell’arrangiarsi.

Una commedia dai risvolti amari, che racconta la dura vita dei pendolari, che viaggiano di notte sui treni per recarsi a lavoro o semplicemente per cercare fortuna in una grande città. Michele Abbagnano è un uomo invalido, costretto a vendere abusivamente caffè ai viaggiatori, rischiando di essere arrestato ogni volta per la sua illecita attività. Ma a lui non importa, perché quei soldi servono per curare il figlio malato. Il film è pieno di gag e di personaggi strambi che ruotano intorno alla vicenda di Michele.

Nino Manfredi brilla di luce propria nel suo ruolo tragicomico, che ci regala uno spettacolo divertente ma al tempo stesso carico di riflessione e d’intensità emotiva.

In quanto napoletana, Cafè Express è un film che mi ha colpito profondamente, perché ancora oggi l’arte d’arrangiarsi è una tradizione viva qui nella mia città. Se si passeggia per le strade turistiche della città, è facile incontrare uomini e donne che si arrangiano come possono per arrivare a fine mese. Come raccontato magistralmente nel film, è un’arte senza futuro, ma che intanto permette di vivere il presente.

Non a caso Michele è napoletano, perché l’arte dell’arrangiarsi è nata a Napoli, che nel corso degli anni ha tracciato il profilo di un popolo e di una città, con un bagaglio di cultura antichissimo.

Concludo condividendo con voi uno dei mestieri che più mi è rimasto impresso studiando cultura e tradizione partenopea all’Università: la “Chiagnazzara, una comparsa che, dietro pagamento, si recava al capezzale di un defunto e al corteo funebre per piangere e disperarsi, vera e propria professionista del dolore. Ed ecco come, all’improvviso, la realtà cruda della disoccupazione diventa lo specchio di un popolo, che piange e ride, vive e muore, e intanto scrive la storia millenaria di una città.

Cafè Express racconta all’Italia intera il desiderio di riscatto nei confronti di una società che offre poco o nulla, ma che l’essere umano con la sua dignità  e forza d’animo non si lascia piegare dalle avversità della vita. Conoscete il detto “chi si ferma è perduto”?

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Lauren Bacult

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