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Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)

malafemmina

Totò e Peppino: Quando la comicità va al di là del copione!

Totò, Peppino e…la malafemmina è uno tra i tanti film che vede protagonisti Totò e Peppino De Filippo, storico duo che non mancò mai di mettere in mostra il loro talento comico e la loro splendida alchimia sulla scena.

Diretta nel 1956 da Camillo MastrocinqueTotò, Peppino e…la malafemmina è una pellicola senza tempo, un cult assoluto per i napoletani e non solo, un film concepito per chi vuole divertirsi e ridere sino alle lacrime; grazie ad una lunga serie di gag comiche, dialoghi divertentissimi e tormentoni indimenticabili, non possiamo fare altro che includerlo a pieno diritto nella storia della Commedia all’italiana.

Tra le tante coppie comiche che hanno fatto la storia del cinema, Totò e Peppino è di sicuro tra le più consolidate: Totò innesca la scintilla Peppino la raccoglie (e si scotta sempre). Un film girato con un copione appena accennato e pochi altri mezzi, ma che aveva a disposizione un’unica risorsa: la grande capacità comica e di improvvisazione di questi due grandi maestri della risata.

La trama è molto semplice, Totò e Peppino sono i Fratelli Caponi, buffi zii di uno studente universitario (Teddy Reno). Quest’ultimo si invaghisce di una soubrette, una bellissima “malafemmina” (Dorian Gray), e per amor suo lascia gli studi a Napoli per seguirla a Milano. Glu zii raggiungono il capoluogo lombardo per “salvarlo” dalle “grinfie della malafemmina”. Sicuramente avrete avuto modo di vedere anche solo la scena del memorabile arrivo di Totò e Peppino a Milano, impellicciati come se partissero per la Siberia, perché si sa che a Milano fa freddo e che c’è la nebbia anche se non si vede! Come non menzionare anche la scena del vigile urbano milanese che i due uomini scambiano per un generale austriaco. Ma il momento comico più alto, a mio parere, lo si raggiunge con la famosa scena della lettera, un attacco senza precedenti alla lingua e alla grammatica italiana. Non a caso, a chi pensate si siano ispirati Massimo Troisi e Roberto Benigni quando scrissero la lettera al Savonarola in Non ci resta che piangere?

Il film ha fatto conoscere al grande pubblico anche una delle canzoni napoletane più famose al mondo, la malafemmina, scritta da Totò, ma intonata nel film da Teddy Reno. Da napoletana, mi ritrovo di tanto in tanto a canticchiare:” femmena , tu si a’ cchiu bella femmena, te voglio bene e t’odio, nun te pozzo scurdà”.

A proposito… sapete chi è la malafemmina della canzone? Molte ipotesi si sono fatte nel corso del tempo, la più accreditata è che Totò l’avesse dedicata all’attrice romana Silvana Pampanini, invaghitosi di lei sul set di 47 morto che parla. Pare che lei rifiutò la proposta di matrimonio del Principe della Risata.

In Totò, Peppino e…la malafemmina, si enfatizzano in chiave comica i classici stereotipi delle differenze tra Nord e Sud Italia. Ci troviamo negli anni ’50, e la televisione nazionale sta abbattendo le barriere tra le due Italie. Ricordiamoci che buona parte della popolazione italiana di quel tempo era semianalfabeta, e per molti fu facile rispecchiarsi nella goffaggine dialettale e contadinotta dei fratelli Caponi. Mi piace considerare questo un film antropologico, una testimonianza oculare di quella realtà italiana. Mette a nudo le oggettive difficoltà di chi, lasciandosi alle spalle un piccolo paesino del Sud Italia malfamato, andava a cercare lavoro e fortuna in una grande città all’avanguardia come Milano.

Se pensiamo che si tratta di un film di sessant’anni fa e che le battute dei fratelli Caponi vengono ancora tutt’oggi riproposte, credo proprio che sia uno di quei capolavori che non invecchiano mai… e ho detto tutto!

 

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Lauren Bacult

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