Potrei usare due approcci per parlare di The Hit. Il primo più riflessivo come il signor Braddock interpretato da John Hurt, il secondo più impulsivo come il Myron interpretato da Tim Roth. Scelgo il secondo e quindi vi dico subito che un film che si apre con una title track composta da Eric Clapton e Roger Waters non ve lo potete perdere nemmeno se sono le 9:48 e alle 10 Assuntina, la vostra cuginetta che non vedete da 6 anni, fa la comunione alla chiesa della Beata Madonna del Carmelo, che dovete pure arrivarci a piedi ed è quasi un chilometro e che palle.
Ma dopo due minuti la canzone è finita e quindi The Hit dovrà pure tenervi incollati in qualche modo. Quindi come fa? Sir John Hurt, pace all’anima sua, nella parte del padre di Francesco Mandelli che fa il sicario, insieme a un Tim Roth biondo ossigenato e al debutto cinematografico, deve scortare il calmissimo Willie Parker, interpretato da Terence Stamp, dai suoi ex compagni di malefatte che si sono fatti svariati anni di carcere perché lui è un infamone e ha spifferato tutto. Non vi basta questo trio di attoroni britannici? Ovviamente le cose si complicheranno e lungo la via dalla Spagna, dove era nascosto Parker, a Parigi, i tre si ritroveranno a dover fare i conti con un’ospite in più, la bella Maggie, che si rivelerà un tipetto combattivo. Mescolate il tutto con una colonna sonora di Paco De Lucia perfetta per esaltare la bellezza della Spagna più brulla e selvaggia che fa da sfondo al viaggio e otterrete il quinto film britannico più bello di sempre, secondo Wes Anderson. Insomma mica una roba da ridere.
Ora però finite di sistemarvi la camicia dentro i pantaloni e correte in chiesa, ché vi stanno aspettando e poi Assuntina, pora stella, che c’entra. The Hit ve lo potete guardare dopo, anzi è ancora più adatto dopo il pranzo della domenica quando non gioca nemmeno il campionato e avete un pigro pomeriggio da riempire come le vostre pance.