Un tema difficile quello di A Girl Walks Home Alone at Night, perché una ragazza che cammina verso casa da sola la notte non fa ben presagire. Dovrebbe farci pensare ad una ragazza che ogni sera rischia di essere stuprata; un’ingenua, una pazza, una poveretta, no? No. Non dovrebbe. Affatto.
Ed è questo il punto della regista Ana Lily Amirpour in A Girl Walks Home Alone at Night. Anzi: nel film la regista fa anche meglio. Amirpour ci mostra l’altra faccia della realtà delle donne: quella lucida fantasia di rifiutare la paura e di vendicare ogni ingiustizia, senza pietà né diritto di appello (e voglio dirlo subito: se il suo nome non risuona come quello di molti suoi colleghi è solo perché Amirpour è donna e non è bianca caucasica).
Ma non è manco per questo che A Girl Walks Home Alone at Night è un capolavoro! Il film non nasconde affatto la sua origine iraniana. Benché – per ovvi motivi – abbia trovato la sua realizzazione e la sua produzione negli USA, la lingua originale, gran parte del cast e un sentimento estetico di contaminazione fra culture abbagliano la vista di spettatrici e spettatori. A Girl Walks Home Alone at Night è davvero il dono demiurgico di una regista brillante, l’imago cruciale di una visione futurista e di un’antica icona sacra.
Le inquadrature tipiche del cinema francese, la chiara ispirazione allo spaghetti western, la caratterizzazione dei malavitosi hollywoodiani, la tinta folcloristica delle musiche (che a me ricordano tanto quella di Lello Analfino), uno dei bianco e nero più eleganti nella storia del cinema: è impossibile descrivere la varietà di sfumature stilistiche di A Girl Walks Home Alone at Night. Per fortuna la magia traspare persino nel trailer: