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Saranno cult?

Uncut Gems: il più lungo attacco di panico della vostra vita

E se Adam Sandler fosse l’Al Pacino ebreo?

Il vostro motto nella vita è mai una gioia? Vi sentite spesso accerchiati e pensate che il mondo ce l’abbia con voi? Credete che nonostante i vostri sforzi l’universo non vi ricompenserà mai? Beh, forse dovreste parlarne con un professionista del settore, spesso sono cavolate e potreste risolverle con poco sforzo e un lavoro continuato sul problema. Prima però dovreste provare a vedere Uncut Gems.

Non sono un grande fan di Adam Sandler e il 90% delle volte per me guardare un film che lo vede protagonista è un’esperienza atroce. Questo è il primo film in cui questo è vero in assoluto ed inoltre è un fatto positivo. Per quanto possiate sentirvi sfigati non lo sarete mai come Adam Sandler in Uncut Gems, anche se è vero che il suo Howard Ratner molta della scarogna che incontra se la va a cercare. Howard è un gioielliere di New York, sempre sull’orlo del baratro. La sua vita è costantemente in bilico tra prestiti da saldare e scommesse per saldarli. Howard non vive, scommette, sempre su se stesso. Anche quando in teoria lo fa sulle prestazioni in campo di Kevin Garnett, campione NBA che arriva nel suo negozio per comprare diamanti e si innamora invece di un preziosissimo opale appena comprato da Howard per una cifra irrisoria rispetto al suo reale valore e che sarebbe dovuto andare all’asta. Howard sa che non avrebbe dovuto mostrarlo a nessuno, ma è così contento della sua intuizione e della possibilità di vincere quella scommessa che non riesce a non fare mostra di sé.

Uncut Gems e Good Time, le prigioni dei Safdie Brothers

Come il Connie Nikas di Robert Pattinson in Good Time, anche il personaggio di Adam Sandler vive in una prigione in parte creata dall’ambiente che lo circonda, in parte creata dalla sua mente. Non sta veramente cercando di evadere, perché in fondo a lui piace quella scommessa continua. Se in Good Time però i Safdie Brothers spingevano il piede sull’accelerazione dell’adrenalina e un film di 100 minuti sembrava durare 100 secondi, qui lo schiacciano direttamente sul nostro petto e sul petto del povero Howard. Uncut Gems è un lunghissimo attacco di panico di oltre due ore che sembra non finire mai ed è proprio per questo che il film funziona. Mentre scrivo queste parole sto ascoltando la colonna sonora (splendida anche stavolta) curata da Daniel Lopatin (che in questo caso si firma col suo vero nome, al contrario di Good Time) e giuro che non vedo l’ora di sbrigarmi a finire questo articolo perché sento di nuovo una morsa allo stomaco. Ma potrebbe essere anche il fatto che sia ora di pranzo.

Scherzi a parte, pochi altri film ultimamente mi hanno lasciato con lo stesso bisogno di almeno cinque minuti per riprendermi dopo la visione come ha fatto Uncut Gems. Gli ultimi a riuscirci sono stati Parasite e Dunkirk. E non cito Parasite a caso, perché come questo film sia stato così snobbato dall’Academy rimane un mistero. Almeno una nomination al povero Adam Sandler per tutto quello che ha dovuto passare il suo Howard, schiacciato tra strozzini ebrei e mafiosi italoamericani, tra una moglie assennata e un’amante capricciosa, tra una pietra da un milione di dollari e la fama di un campione NBA, ma sempre pronto a puntare sul cavallo giusto: se stesso. O almeno così crede.

Punti cult

  • Quanti film potrebbero essere riassunti con una frase come “Adam Sandler, indebitato fino al collo, trova un sasso costosissimo, lo fa vedere a Kevin Garnett che lo vuole comprare e succede un bordello”?
  • Adam Sandler sembra un Al Pacino ebreo.
  • È come quando in macchina passi davanti a un incidente e non riesci a non guardare.
  • Kevin Garnett.
  • Holy shit, I’m gonna cum.
  • La versione dark e intrippante di un cinepanettone, in cui tipicamente al De Sica di turno va tutto storto.
  • La colonna sonora.

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Kult Russell

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