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Saranno cult?

Soul: la catarsi animata di cui avevi bisogno

soul

Ora basta, Pixar, lascia in pace i miei dotti lacrimali.

Cari amici di CheCult!, lasciatemi essere giusto un pelo complottista.
Ma non uno di quelli sgradevoli a tutti, tipo i terrapiattisti o i no-vax.
Pensavo più al classico tipo che fa la sparata in un locale affollato e tutti si fanno una grande e grassa risata e gli offrono da bere con sonore pacche di commiserazione sulla spalla.
Scusate, arrivo al punto: io ormai sono fermamente convinto che la Pixar utilizzi i suoi film per scovare bot e varie forme di vita sintetica tra noi.
Se non piangi con Up Coco, sei un maledetto pezzo di ferraglia venuto dal futuro.
Ma soprattutto se non piangi con Soul, non hai un’anima.

Ora, dopo questo miserabile gioco di parole, parliamo un po’ del nuovo film di quel mascalzone di Pete Docter.
Soul racconta di Joe, musicista di mezz’età che di giorno insegna in una scuola, mentre la notte cerca di realizzare il suo sogno di sfondare nel mondo del Jazz. Il nostro protagonista ha del talento, ma sembra essere ossessionato dal suo sogno, che gli sfugge ogni volta che cerca di stringerlo troppo.
Morire cadendo in un tombino, prima del concerto della sua vita, non sarà di certo nei suoi piani: così come fare la conoscenza di un’anima ribelle e speciale nell’Antemondo, con cui farà uno splendido viaggio riscoprendosi e riscoprendo l’amore per la vita.

Soul è un figlio sfigato del 2020: non è uscito al cinema, dritto filato in streaming su Disney +, a primo colpo d’occhio magari non brilla di originalità, soprattutto per un pubblico di infanti, avendo un protagonista di mezza età.
Poi, la sorpresa inaspettata: Soul è il film giusto in quest’anno catastrofico, carico di una tematica ed un messaggio di fondo di cui tutti avevamo bisogno.
Clicchi play, passano venti minuti, sei presissimo, a metà film coinvolto, a fine film con un groppo in gola e la lacrima facile.
Pete Docter ha fatto di nuovo la sua magia, come in UpInside Out: ha saputo toccare le corde giuste dello spettatore.

Soul è palesemente un film Pixar per adulti: se sei un musicista, un artista o qualcuno in generale che sta rincorrendo il suo sogno con tanta passione, il colpo poi te lo prendi due volte più pesante dietro la nuca.
Rappresenta un po’ il sole di mezzogiorno, dove l’alba è la pubertà della protagonista di Inside Out ed il tramonto è l’accettazione del lutto di Up: il viaggio di Joe ci ricorda che vivere la vita nelle sue piccole sfumature è un percorso meraviglioso, ogni tanto offuscato dai nostri desideri che ci rendono ciechi all’essenziale.

Quindi, mentre vostro figlio/nipote/cuginetto starà lì a strillare tutto felice sulle peripezie del gatto co-protagonista, voi starete sul divano in una valle di lacrime, con un bellissimo insegnamento in tasca.
Vi tocca, mi dispiace.
Rallegratevi però: con Soul avrete la certezza di essere fatti di carne, ossa e sentimenti.
Ma soprattutto di non andare a zonzo nel tempo a terminare le persone di nome Sarah.

Hasta la vista, bimbi.

 

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