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Searching (2018)

Searching

Un padre cerca la figlia scomparsa e non si accorge che il mondo sta per essere invaso dagli alieni.

Più che un film, a prima vista sembra uno showcase di Apple. Searching è interamente ambientato sugli schermi Mac e iPhone del protagonista David Kim (John Cho), cui è appena scomparsa l’unica figlia. Inizia con un montaggio strappalacrime, che mostra la storia digitale della famiglia Kim, dalla nascita di Michelle alla malattia e alla morte della moglie, alla solitudine di un padre vedovo di figlia adolescente. Poi il presente, una breve telefonata, il silenzio. Passa qualche ora, David capisce che c’è qualcosa che non va e chiama la polizia.

Ora, tutto il film viene ripreso con le fotocamere di cellulari e computer, perciò si regge su una premessa un po’ improbabile per chi mette una certa cautela nelle questioni di privacy informatica. Io, ad esempio, nego tutti gli accessi alla webcam quando non la sto usando (da Windows 10-> Impostazioni-> Privacy->Fotocamera-> Disattivato). Sondaggio: voi la lasciate tutto il tempo accesa? È mia paranoia o è la noncuranza degli Apple fan?

Searching non è uno showcase Apple

Ma questa, dicevo, è solo un’impressione iniziale, superficiale. Perché Searching non è soltanto la migliore espressione di un nuovo, strano genere cinematografico. Messa da parte la diffidenza cominci a capire che è un film vero, con vera recitazione, grande sceneggiatura, buona regia e suspense. È un giallo di tutto rispetto che, nonostante (o persino grazie a) la statica messa in scena, ti (com)muove sul serio. Ti fa pensare che, in fondo, il futuro del cinema passa anche da qui, dall’iperreale degli schermi che usiamo tutti i giorni ai limiti del compulsivo.

E, ancora, è quasi un manuale cui un genitore può attingere se il figlio scompare. Fate come David, però, prima di spulciargli la vita sul computer controllate presso la mamma di un coetaneo, magari vi ha solo detto una cavolata per tornare più tardi la sera.

Searching, inoltre, è il primo film statunitense con budget discreto ($ 1 milione) ad avere un asiatico-americano nel ruolo di protagonista. Qualche tempo prima della sua uscita, ha imperversato per i social network l’hashtag #starringJohnCho, cui veniva abbinato un poster photoshoppato di un film famoso in modo che l’attore risultasse nel ruolo principale. L’hashtag era parte di una campagna virale per chiedere maggiore rappresentatività a Hollywood di etnie diverse da quella bianca dopo i vari, clamorosi episodi di whitewashing.

Fun fact: i filmmaker di Searching, un po’ per gioco, un po’ per riempire le fittizie pagine web, hanno disseminato il film di indizi che puntano a un’invasione aliena in corso. Riuscite a individuarli?

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Informazioni sull'Autore

Charlize Terùn

Emersa come dea ermafrodita dall'oro liquido sospirando "J'Adore", ha deciso che le piacque e piace tutto, compresa e in primo luogo la propria ambiguità. Quando la società imperialista le impedisce di vedere almeno 7 film a settimana diventa FURIOSA.

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